ROMA – E’ bastata una battuta di Prodi e il nome di Rosi Bindi è subito finito nella hit parade dei possibili nuovi candidati leader del centro-sinistra. Con quale entusiasmo sia stata accolta dai vertici del Pd è facile intuire: malissimo. Ma, inutile negarlo, la proposta piace, e molto, alla base del partito, ai compagni della galassia a sinistra del Pd, a ogni buon anti-berlusconiano degno di questo nome. Al punto che Nichi Vendola l’ha fatta immediatamente sua dalle pagine di Repubblica. E il dibattito, in una coalizione alla disperata ricerca di un leader carismatico, si è subito infiammato.
L’investitura è partita alla festa di compleanno per i 60 anni della pasionaria Rosi. Al momento dei brindisi prende la parola l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, invitato insieme alla moglie Flavia: “Tutto il potere a Rosy, perché non lei premier?”, butta lì, “in determinazione ti batte solo la Albright”. Gran parte della dirigenza del partito (Dario Franceschini, Enrico Letta, Giuseppe Fioroni, l’immancabile vescovo) sorride e approva, perché no, non è una cattiva idea. In effetti, con un premier azzoppato dai suoi scandali sessuali, chi meglio della Bindi come antagonista in una gara elettorale? Le stellette di nemica giurata del premier se le è guadagnate sul campo, le donne che hanno affollato le piazze italiane per riprendersi la dignità ferita non chiederebbero di più. “Più bella che intelligente” l’apostrofò Berlusconi: una cafonata senz’altro, un boomerang si vedrà.
Ma ai piani alti del partito democratico, l’ultimo regalino del professor Prodi è visto come il fumo negli occhi. Lì si stanno cucinando grandi e sacre alleanze, imbarcando tutti quelli che ci stanno. Un’alchimia complicatissima che solo alla fine consegnerà il nome del candidato premier che tenga il tutto. Una sintesi che prevede una mano di centrismo moderato per accontentare Casini e l’alieno Fini, e dosi omeopatiche di sinistra per farci entrare Vendola. Che c’azzecca la Bindi anche se proprio Di Pietro la voterebbe a occhi chiusi?
E infatti. Il segretario Bersani si limita alla prudenza, “non mettiamo il carro davanti ai buoi”. Massimo D’Alema non dice no, ma esclude un sì: “Il nostro candidato premier deve essere concordato con tutti, non imposto da una sola parte”. Veltroni è contrario e fa bocciare la proposta dalla Melandri: “Non credo possa essere la donna che federa un’alleanza da Vendola al Terzo Polo, quella figura è rappresentata da mario Monti”.
Entusiasti naturalmente Ferrero di Rifondazione e Donadi dell’Idv. E la Bindi che dice? Sarà pasionaria, ma sa anche che una candidatura a premier non può essere l’effetto di una battuta a una festa di compleanno: “Ringrazio Prodi per le parole di stima ma dobbiamo ripartire dalla politica, senza condizionare il nostro confronto con nomi e candidature”. Anche Prodi alla fine glissa: “Lasciamo stare, io non partecipo assolutamente al totopotere”. Intanto il sasso l’ha lanciato e lo stagno s’è mosso.
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