ROMA – “Gli dici (a Bossi, ndr): capo, guarda che è meglio sia ben chiaro: se queste persone mettono mano ai conti del Federale, vedono quelle che sono le spese di tua moglie, dei tuoi figli, e a questo punto salta la Lega (…). Papale papale glielo devi dire: ragazzi, forse non avete capito che, se io parlo, voi finite in manette o con i forconi appesi alla Lega”. A parlare è la dirigente amministrativa del Carroccio Nadia Dagrada intercettata al telefono con il tesoriere amministrativo della Lega Nord Francesco Belsito. Secondo queste intercettazioni non solo si conferma quanto pensano i magistrati (ovvero che parte dei rimborsi elettorali della Lega andavano usati per le spese correnti di casa Bossi – è stata anche trovata nella cassetta di sicurezza di Belsito una cartella “The family“) ma si dimostra anche che il Senatur era a conoscenza di tutte queste “regalie”. Non era un “incapace raggirato“, come si vuole far filtrare da via Bellerio, ma era a conoscenza di tutto. E allora adesso che farà? Si dimetterà oppure “tirerà a campare”? Per lui questa vicenda non è solo una dramma personale ma prima di tutto un dramma politico. Che si potrebbe consumare proprio questa sera, 5 aprile, a via Bellerio durante il consiglio federale. Una riunione convocata per decidere come muoversi e chi mettere al posto di Belsito, ma durante la quale Bossi dovrà fare qualcosa: o decidere la mossa di gran teatro dimettendosi oppure restare, pur con la consapevolezza che la destituzione potrebbe essere vicina. A chi gli chiede cosa succederà stasera lui dice che si parlerà solo della nomina del nuovo tesoriere ma secondo alcuni il Senatur è pronto a dimettersi e a lasciare tutto in mano a un triumvirato formato da Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Giancarlo Giorgetti.
In via Bellerio intanto i più dicono che Umberto Bossi non sapesse nulla dei soldi ai figli e alla moglie, che gliel’hanno dovuto dire i dirigenti, che “Renzo gli ha mentito“. Ma le intercettazioni dicono il contrario. In quelle tra la Dagrada e Belsito il nome del Senatur ricorre spesso. Come quando lei suggerisce a lui di dire al capo: “Gli devi dire: noi manteniamo tuo figlio Riccardo, tuo figlio Renzo, tu gli devi dire guarda che tu non versi i soldi, tuo figlio nemmeno, ed è da quando sei stato male. Gli devi dire: capo, io so queste cose e finché io sono qui io non tradirò mai, ma ricordati cosa c’è in ballo, perché se viene fuori lo capisci che cosa può succedere, altro che barbari sognanti”. E anche l’ex tesoriere del Carroccio, Alessandro Patelli, coinvolto in Tangentopoli per ”un caso di finanziamento illecito”, dice: “Dire che Bossi, o quelli intorno a lui, non sapessero niente, sarebbe una presa in giro. Forse è stato usato, ma quando c’ero io esisteva un conto cassaforte che aveva solo la sua firma. Se non sai controllare il tuo tesoro, però, dovresti dimetterti”.
E allora per forza di cose Bossi dovrà fare qualcosa. La prima prova, il primo scoglio per lui ci sarà proprio questa sera durante la riunione della “Federale”, che si prospetta come una sorta di riunione di condominio in cui l’amministratore verrà presumibilmente messo con le spalle al muro. E tutti avranno in mente il problema dei problemi per la Lega: la convocazione di un congresso federale atteso dal 2002, in cui per forza di cose sollevare la questione della leadership di Bossi. Un Bossi che quindi è comunque con le spalle al muro: anche se non decidesse di dimettersi questa sera, la sua possibile destituzione è dietro l’angolo. E i “maroniani” si sfregano le mani.
Anche perché i militanti hanno già organizzato per il 10 aprile una sorta di “congresso dal basso” in una località della Lombardia ancora da definire: si terrà una grande assemblea di leghisti “autoconvocati” e pronti a cavalcare nel nome del rinnovamento lo scandalo che ha travolto Belsito. Un raduno come quello di Varese, che servirà a rilanciare in modo perentorio la richiesta di celebrare in tempi rapidi il congresso federale. E lì il tema di una nuova leadership sarà ineludibile.
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