BRESCIA – Dieci sindaci “no migranti“ della provincia di Brescia rischiano di essere denunciati. L’accusa che potrebbe scattare nei loro confronti è quella di aver detto alla Prefettura di non avere più spazio per accogliere i profughi. Ma se non fosse vero, potrebbe scattare la denuncia per falso ideologico, abuso di ufficio e omissione d’ atti d’ ufficio.
Della vicenda dei sindaci ribelli si occupa Libero, con un articolo di Giuseppe Spatola: “rischiano di finire presto nel mirino della giustizia per «aver dichiarato il falso» attestando alla Prefettura (anche con documenti scritti) la mancanza di spazi idonei e disponibili da riservare all’ ospitalità diffusa dei profughi. Questo basterebbe per far scattare d’ ufficio, una volta smentiti dai sopralluoghi, la segnalazione di reato per falso ideologico, abuso di ufficio e omissione d’ atti d’ ufficio”.
Spiega ancora Spatola: I sindaci sono, infatti, ufficiali di governo, e avrebbero l’ obbligo costituzionale di «adoperarsi per risolvere un problema se interpellati dal Prefetto». Come dire che gli amministratori locali possono farsi portavoce del malessere dei cittadini, a patto che non dichiarino il falso.
I massimi esponenti della Lega Nord si sono già schierati a favore dei sindaci. Così Matteo Salvini su Facebook: “Pare che a Brescia si stia indagando su 10 sindaci che rifiutano i clandestini – ha scritto il leader della Lega Nord -. Ma andate a cercare spacciatori e delinquenti vari, invece di rompere le balle a chi fa il suo lavoro!”. Così Roberto Maroni su Twitter: “Io sto con i sindaci che difendono la loro comunità. Padroni a casa nostra”.