Maria Luisa Busi da vent’anni è uno dei volti tra i più noti dell’edizione delle 20 del Tg1. La conduttrice non ha firmato l’appello a favore del direttore Augusto Minzolini sul caso Mills ed ora rischia di essere la prossima ad essere allontanata dal Tg1.
A febbraio quando era inviata a L’Aquila, agli abruzzesi che contestavano il direttore “Scodinzolini” non avrebbe opposto sufficiente resistenza. La Busi è nella “lista nera” del Tg1, ma accetta di parlare a Repubblica. «C’è un clima insostenibile in redazione. Non c’è più la dialettica tra le varie sensibilità».
«Dalla conduzione vengano cancellati i volti di coloro che non hanno firmato la lettera in favore del direttore – continua la Busi-. Credo si tratti di una rappresaglia,come dice Franco Siddi, segretario della Fnsi. Una rappresaglia che prima dei colleghi, volti storici e professionisti liberi di questo giornale, ha colpito Massimo De Strobel, caporedattore centrale, uomo chiave della storica macchina del Tgi. Anche lui non firmatario di quella lettera, guarda caso. Anche lui rimosso senza una alternativa professionale credibile»
Aggiunge la Busi: «Il clima in redazione è insostenibile, in 21 anni ho visto altri direttori riconducibili all’area culturale del centrodestra come Vespa, Rossella e Minun, ma nessuno aveva mai osato tanto. In quanto al “rinnovamento”, di cui parla il direttore Minzolini… di che stiamo parlando? Forse che alla Bbc, alla Cnn, nella tv pubblica francese, non conta la fidelizzazione del pubblico, rispetto ai volti storici? Nel senso di quelli che hanno fatto la storia del giornale e la sua credibilità. E poi che dire di De Strobel, che non va neppure in video».
I consiglieri Rai Rizzo Nervo e Van Straten parlano di determinazione “stalinista” del direttore del Tg1. «Fanno bene i consiglieri ad usare parole forti. La verità è che il nostro è sempre stato un giornale in cui la dialettica nella redazione tra le diverse sensibilità è stata sempre rispettata. Come è sempre stata rispettata la pluralità di voci nel Paes».
A proposito di chi dice che il tg1 è tg schierato, la conduttrice dichiara: «Mi chiedo come si possa dire il contrario. È sotto gli occhi di tutti, di milioni di spettatori. Sempre meno, tra l’altro. Abbiamo perso pubblico siamo attestati al 26 per cento di ascolto. Incontro continuamente gente che dice, “io non vi guardo più”. La gente più disparata. Difficile credere che non dipenda da due ordini di problemi: il primo, gli editoriali. Il direttore ha diritto a farli, ma non credo debba dimenticare che si tratta del primo giornale del servizio pubblico. Che non si era mai schierato a questi livelli sui temi cari al governo e alla presidenza del consiglio. Il secondo, è la rappresentazione del Paese. Al tg1 non si parla più della vita reale, dei problemi dei cittadini, di chi ha perso il lavoro, di chi non ce la fa, dei cassintegrati, dei precari della scuola».
I conduttori del Tg1 saltano. La prossima potrebbe essere lei. Ma la Busi non si pente afffatto e spiega che l’appello apriva dicendo: «Al Tg1 non c’è alcun disagio… Non poteva essere una affermazione condivisibile né veritiera».
Il Trio Medusa prende in giro il Tg1 per i suoi servizi leggeri. «Questo crea in me un grande imbarazzo. Esercito sempre il mio ruolo, come altri colleghi, nel cercare di evitare che l’infotainment (informazione-intrattenimento) dilaghi a dismisura come sta accadendo. Una volta, come sesta notizia abbiamo dato i cigni imprigionati dal ghiaccio in Ucraina e poche righe sullo sciopero generale in Sardegna. Senza nulla togliere ai colleghi che fanno quei pezzi cosiddetti leggeri, e cercano di farli al meglio, così non si può andare avanti. Ma il peggio è stato a L’Aquila, quando a protestare contro la troupe del Tg1 che guidavo, sono state centinaia di persone terremotate».
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