Camera, deputati che dormono divieto di foto. Con sì M5S

Camera, divieto di foto deputati che dormono
Camera, divieto di foto deputati che dormono

ROMA – Camera, divieto di foto. Divieto di fotografare deputati che dormono o giocano. Regolamento nuovo di zecca votato da tutti, M5S compreso.

Non si fanno foto se il deputato schiaccia un pisolino o peggio, giocherella col telefono o col tablet Proibito immortalare i deputati che dormono o giocano con l’iPad. Il nuovo regolamento deciso da Montecitorio, spiega Renato Benedetto sul Corriere della Sera, prevede limiti agli scatti che cronisti e fotoreporter possono fare durante i lavori. E chi contravverrà ai nuovi limiti rischia di non poter più mettere piede in Parlamento.

Un regolamento a firma chiaramente bipartisan, dal momento che tutti, da Forza Italia al Pd, fino al Movimento 5 stelle, sono finiti prima o poi in qualche foto di giornale intenti a dormire, sonnecchiare, scambiarsi bigliettini o giocare a carte. Tanto per fare qualche esempio, citato da Benedetto sul Corriere della Sera,

dall’ex ministro Gaetano Martino, concentrato su un gioco di carte, alla dem Rosy Bindi, alle prese con un rebus linguistico, dal grillino Alessandro Di Battista, beccato mentre guardava una partita di calcio, a Simeone Di Cagno Abbrescia, deputato pdl, sorpreso mentre consultava un sito a luci rosse.

Dal prossimo 10 ottobre  i giornalisti accreditati a Montecitorio dovranno firmare un codice di autoregolamentazione. E tra le norme di questo codice c’è anche quella che quando le sedute vengono sospese anche i cronisti debbano fermarsi. Niente più foto delle risse o degli abbracci quando i lavori sono interrotti.

I cronisti dovranno mostrare “contegno” e “rispetto dell’attività parlamentare”, che secondo i deputati stessi si traduce nello stop al lavoro di informare i cittadini quando i deputati pagati dagli stessi cittadini non sono strettamente intenti a lavorare. Vietato, quindi, filmare o fotografare quando non è strettamente “relativo all’attualità e allo svolgimento dei lavori in Aula”. Chi sgarra è fuori.

 

 

 

 

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