ROMA – A difendere Giorgio Napolitano ci pensa il premier Enrico Letta, secondo il quale è in atto un “vergognoso tentativo di mistificazione”, nei confronti del capo dello Stato. E sottolinea: “Il Quirinale si attivò con efficacia per salvare il Paese”. “A questi attacchi – ammonisce Letta – bisogna reagire con fermezza. Stupisce la contemporaneità di queste insinuazioni con il tentativo in corso da tempo da parte del M5S di delegittimare il ruolo di garanzia della Presidenza della Repubblica”.
Il premier scende in campo in difesa del Capo dello Stato dopo le polemiche sorte in merito alle anticipazioni sul libro di Alan Friedman. Nel volume il giornalista americano ricostruisce le modalità con cui si arrivò alle dimissioni di Silvio Berlusconi, nel novembre del 2011, e il conseguente approdo di Mario Monti a Palazzo Chigi. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano avrebbe contattato il Professore già nel corso dell’estate.
Queste le parole di Letta in difesa di Napolitano:
“Nei confronti delle funzioni di garanzia che il Quirinale ha svolto nel nostro Paese in questi anni, in particolare nel 2011, è in atto un vergognoso tentativo di mistificazione della realtà. Le strumentalizzazioni in corso tentano infatti di rovesciare ruoli e responsabilità in una crisi i cui contorni sono invece ben evidenti e chiari agli occhi dell’opinione pubblica italiana ed europea”.
Il Quirinale, aggiunge il premier,
“di fronte a una situazione fuori controllo, si attivò con efficacia e tempestività per salvare il Paese ed evitare quel baratro verso il quale lo stavano conducendo le scelte di coloro che in queste ore si scagliano contro il presidente Napolitano”.
“Stupisce – sostiene Letta – la contemporaneità di queste insinuazioni con il tentativo in corso da tempo da parte del M5S di delegittimare il ruolo di garanzia della Presidenza della Repubblica. A questi attacchi si deve reagire con fermezza. E si devono semmai ricordare agli smemorati le vere responsabilità della crisi del 2011, i cui danni economici, finanziari e sociali sono ancora una zavorra che mette a repentaglio la possibilità di aggancio della auspicata ripresa economica”.
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