ROMA – Fare il “processo” in Parlamento e cancellare, con l’incompetenza e il trasferimento degli atti al Tribunale dei ministri, tutto il lavoro fatto dai pm di Milano. E’ questa, almeno sulla carta, la strategia di guerra del Pdl sul caso di Ruby.
Una strategia che col voto di oggi della Giunta per le autorizzazioni a procedere inizia a prendere forma: con 11 sì e 8 no, infatti, la Giunta ha deciso di rispedire al mittente gli Atti della Procura di Milano. Ora la palla passa all’Aula che dovrà decidere a voto palese (evitando così possibili crisi di coscienza da parte di deputati Pdl).
Tutto parte dalla oramai famosa telefonata del premier in Questura per chiedere il rilascio della minorenne marocchina. La telefonata ci fu, e Berlusconi disse effettivamente che Ruby era la “nipote di Mubarak”. La telefonata, però, secondo la linea del Pdl spiegata dal deputato avvocato Maurizio Paniz, fu fatta in “qualità” di presidente del Consiglio. Il reato, se ci fu, è quindi “ministeriale” e il giudizio non spetta al tribunale ordinario.
Detto in modo ancora più semplice il Paniz pensiero suona più o meno così: Berlusconi ha telefonato alla Questura per Ruby per evitare un incidente internazionale con l’Egitto, quindi ha agito come Presidente del Consiglio. Quindi la competenza è del Tribunale dei Ministri.
Il passaggio successivo, se dovesse prevalere questa linea, sarebbe quello del cosiddetto “fumus persecutionis”. Detto in parole povere i giudici milanesi, pur inconsapevoli di essere non competenti, avrebbero comunque continuato le indagini per puro scopo persecutorio. E se questa linea dovesse passare tutti gli atti della Procura, ovvero le intercettazioni con tanto di descrizione di sala del Bunga Bunga sarebbero automaticamente nulli.
Per il leader dell’Idv Antonio Di Pietro, il voto della Giunta significa che “siamo al golpe”. “Solo in un Paese antidemocratico – ha aggiunto Di Pietro – il Parlamento si sostituisce alla magistratura sulla competenza di un tribunale”.
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