ROMA – I gruppi parlamentari rifiutano il controllo esterno sui propri bilanci: il nuovo Regolamento della Camera, al vaglio della Giunta il 19 settembre, stabilisce una maggiore trasparenza nei bilanci dei gruppi parlamentari della Camera ma il controllo di questa “trasparenza” non verrà affidata a una società esterna, come chiesto da Gianfranco Fini, bensì all’autocertificazione di Montecitorio. Della serie, se la cantano e se la suonano… E infatti Fini interviene e come se nulla fosse rimarca la linea: ”Alla luce degli interventi di oggi e della proposta dei questori – dice – la giunta per il Regolamento potrà valutare con assoluta serenità di ripristinare il testo iniziale” che prevede la certificazione dei bilanci dei gruppi parlamentari da parte di società esterne.
L’Ufficio di presidenza della Camera già in primavera aveva deciso di modificare il Regolamento di Montecitorio per garantire una maggiore trasparenza nell’uso dei fondi da parte dei gruppi parlamentari. La Giunta per il regolamento si è quindi riunita il 31 luglio per esaminare una proposta dei Questori che ha ricevuto un via libera di massima dalla Giunta stessa. Il presidente della Camera Fini aveva chiesto di inserire in questa bozza di Regolamento la clausola che i bilanci dei gruppi fossero controllati da una società di certificazione esterna alla Camera. La bozza, con questa integrazione, è stata esaminata dalla Giunta mercoledì scorso, ma i gruppi hanno deciso di eliminare il controllo esterno, in base al principio dell’autogiurisdizione degli organi costituzionali (la cosiddetta ‘autodichia’).
Il testo Leone (Pdl)-Bressa Pd) prevede che ”entro trenta giorni dalla propria costituzione, ciascun Gruppo approvi uno statuto”, il quale ”indica l’organo competente ad approvare il rendiconto e l’organo responsabile per la gestione amministrativa e contabile del Gruppo”. Inoltre viene esplicitato che i ”contributi” della Camera ”sono destinati dai Gruppi esclusivamente agli scopi istituzionali riferiti all’attività parlamentare e alle funzioni di studio, editoria e comunicazione ad essa ricollegabili, nonché al fine di garantire il funzionamento degli organi e delle strutture dei Gruppi”.
Solo che il controllo sull’effettivo uso dei fondi per sole finalità istituzionali, sarà effettuato dal collegio dei Questori, cioè i tre deputati di maggioranza e opposizione che sono a capo dell’Amministrazione di Montecitorio. La proposta di Fini affermava invece che ”allo scopo di garantire la trasparenza e la correttezza nella gestione contabile e finanziaria, ciascun Gruppo si avvale di una società di revisione legale, che verifica nel corso dell’esercizio la regolare tenuta della contabilità e la corretta rilevazione dei fatti di gestione nelle scritture contabili”.
I siti di informazione hanno rilanciato la notizia che è quindi piombata sull’aula della Camera, dove diversi gruppi hanno operato una ‘conversione a U’ rispetto a quanto espresso in Giunta. Pierferdinando Casini annuncia che se il nuovo Regolamento ”prevederà la possibilità” per i gruppi di fare la certificazione esterna l’Udc farà questa scelta. Dario Franceschini (Pd) e Massimo Donadi (Idv) annunciano per i loro gruppi ricorreranno in ogni caso alla certificazione esterna. Anche Benedetto Della Vedova (Fli) e su questa linea e invita a dare ”un segnale forte” in nome della trasparenza. Più cauti il leghista Raffaele Volpi e Peppino Calderisi del Pdl, che ricorda ”le questioni di costituzionalità”, in quanto i controlli esterni violerebbero l’autodichia.
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