ROMA – “Mio padre è cattolico e poligamo, come nel rispetto della tradizione del Congo. Ha 38 figli da mogli diverse e a me avere tutti questi fratelli ha dato l’idea di vivere in una comunità”. Non poteva passare inosservato il racconto familiare del ministro Cecile Kyenge. Primo ministro di colore, di origine congolese, medico in Italia dal 1983, naturalizzata italiana dopo le nozze con un italiano. E’ sembrata quasi una provocazione la sua uscita sullo ius soli: il ministro per l’Integrazione vuole presentare un decreto legge per stabilire che chiunque nasca in Italia è italiano, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Una proposta che non poteva che raccogliere numerosi distinguo dal Pdl, ovvero parte della maggioranza di governo della stessa Kyenge.
E non è mancato chi ha fatto notare le origini del ministro per indebolire la sua credibilità. Elvira Savino, Pdl: “Dopo il dl sullo ius soli il ministro intende presentarne uno sulla poligamia praticata dalla sua famiglia in Congo?”. Matteo Salvini, Lega Nord, ha chiesto l’abolizione del ministero per l’Integrazione.
Kyenge non si arrende e rilancia: propone anche l’abolizione del reato di clandestinità e di riformulare le regole dei Cie, i centri di identificazione ed espulsione. Tiepida la reazione del premier Letta: “Io ci metterò del mio meglio ma dovremo vedere se ci sono le possibilità”.
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