ROMA – Chi è Francantonio Genovese? Il deputato pd per il quale la Camera (371 sì, 39 no), dopo il voto della Giunta, ha autorizzato l’arresto, è nato a Messina il 24 dicembre 1968. È accusato dalla procura messinese di reati tributari nonché di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, al peculato ed alla truffa per il “conseguimento di erogazioni pubbliche”, cioè di aver sottratto sei milioni di fondi pubblici.
Respira politica già in famiglia: è figlio di Luigi Genovese (senatore democristiano dal 1972 al 1994) e nipote di Nino Gullotti, deputato dal 1958 al 1989, e ministro di Lavori Pubblici, Partecipazioni Statali, Sanità, Poste e Telecomunicazioni e Beni Culturali, nei governi di Andreotti, Moro, Rumor, Craxi e Fanfani.
Fra le sue attività extrapolitiche si contano una laurea in giurisprudenza a 25 anni, una professione di avvocato esercitata per poco tempo, una vita imprenditoriale come azionista e dirigente della società di traghetti guidata da Piero Franza.
Ma la sua vita è tutta dentro la politica. Non stupisce quindi che Genovese si iscriva alla Democrazia Cristiana già a 18 anni, diventandone presidente del Movimento Giovanile per poco tempo fino allo scioglimento del partito, il 18 gennaio 1994. Genovese aderisce al Ppi. Poi, quando avviene la scissione nel 1995, passa con il Cdu di Rocco Buttiglione, aperto ad alleanze col centrodestra. Nel 1998 viene nominato assessore all’agricoltura da Giuseppe Buzzanca, presidente della provincia di Messina e a capo di una giunta di centrodestra. Proprio Buzzanca sarà più volte il suo contendente alle elezioni comunali di Messina.
Intanto il Cdu segue l’Udr di Cossiga e va a sostenere il governo di centrosinistra di Massimo D’Alema: la conseguenza è che Genovese perde il suo posto nella giunta Buzzanca. Nel continuo nascere e morire di sigle che caratterizza la diaspora degli ex dc, Genovese, finita la breve stagione del Cdu e dell’Udr, ritorna nel Ppi di Marini e Castagnetti. Nel 2001 entra all’Assemblea Regionale Siciliana nella lista La Margherita-Ppi, incassando quasi 14 mila preferenze. Nello stesso anno non viene eletto alla Camera, ma in compenso nel 2002 diventa vicesegretario regionale della Margherita e nel 2003 entra nella direzione del partito di Francesco Rutelli.
Poi nel 2005, alla guida dell’Unione di centrosinistra, strappa il comune di Messina al Polo delle Libertà. Che al primo turno, pur diviso, conquista la maggioranza dei voti, 55%. L’Unione deve accontentarsi del 37%. Ma il candidato del centrodestra, Luigi Ragno, prende solo il 45,9%, mentre Genovese fa molto più della sua coalizione prendendo il 45,8%. Al ballottaggio vince Genovese, e dichiara: “Sarò il sindaco di tutti”. Per forza, il centrodestra ha la maggioranza in consiglio comunale. E la sua è la vittoria di un voto trasversale e spostato al centro (21% alla Margherita, 4% ai Ds).
Ma ad ottobre 2007 il consiglio di Giustizia Amministrativa della Regione Siciliana dichiara nulle le elezioni comunali del 2005, perché mancava il simbolo del nuovo Psi di Gianni De Michelis. Genovese decade da sindaco. A giugno 2008 si ripresenta come candidato sindaco del Pd, ma viene battuto al primo turno da Giuseppe Buzzanca, che torna a sedersi sulla poltrona dove Genovese gli era succeduto nel 2005.
Nel frattempo si era candidato alle primarie regionali siciliane del Partito Democratico, dando il proprio appoggio alla linea nazionale di Walter Veltroni. Il 14 ottobre 2007 risulta eletto segretario regionale del Partito Democratico con l’85% delle preferenze. Alle elezioni politiche dell’aprile 2008 viene eletto alla Camera dei deputati nella lista del Partito Democratico nella Circoscrizione Sicilia 2. Diventa membro della V Commissione Bilancio della Camera e membro della Commissione Antimafia di cui sarà eletto Segretario. Nel dicembre 2012 si candida alle Primarie Parlamentari del PD in Provincia di Messina e con 19.590 preferenze risulta essere il più votato in Italia nella competizione elettorale interna al Partito Democratico.
Il 25 febbraio 2013, sempre tra le file del Pd, viene rieletto deputato alla Camera nel collegio della Sicilia Orientale. È riconfermato come membro nella Commissione Bilancio di Montecitorio da cui si dimette il 14 marzo 2014. Fino ad oggi era membro della Commissione Ue della Camera dei Deputati.
La storia recente di Genovese riguarda più la cronaca giudiziaria. Nel giugno 2013 risulta indagato della procura di Messina per truffa e peculato in un’inchiesta sui finanziamenti alla formazione professionale: secondo gli inquirenti spese gonfiate, progetti farlocchi e società di comodo per intercettare milioni e milioni di fondi regionali. I milioni che il deputato messinese è accusato di aver sottratto illecitamente sono 6. Nel luglio 2013 sviluppi dell’inchiesta portano, tra gli altri, all’arresto della moglie di Genovese, Chiara Schirò.
Nel marzo 2014 il GIP della Procura di Messina chiede l’arresto di Genovese per reati tributari nonché per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, al peculato ed alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Il 16 aprile 2014, la Giunta per le autorizzazioni rinvia al 18 maggio dello stesso anno la decisione sulla legittimità della richiesta di arresto per Genovese nonostante scadesse il 18 aprile il termine di legge di 30 giorni entro il quale la giunta era chiamata a decidere. Il 7 maggio 2014, la Giunta per le Autorizzazioni boccia, a maggioranza, la relazione del vicepresidente della Giunta, Antonio Leone, deliberando in tal modo parere favorevole alla proposta, alla Camera, di concessione della richiesta di arresto.