MODENA – Non si sa se il Pdl farà le primarie, ma si sa che Gianpiero Samorì è in queste ore il candidato sulla bocca di tutti. Il giorno dopo la promessa/minaccia di Silvio Berlusconi “questa volta tirerò fuori un dinosauro dal cilindro”, più d’uno si chiede se il dinosauro non sia proprio lui, Gianpiero Samorì. Ma chi è Gianpiero Samorì? Avvocato, imprenditore, banchiere, è nato a Montese (Modena) il 25 maggio 1957.
Ha fondato un movimento con un nome che è un ossimoro, Mir, ovvero Moderati Italiani in Rivoluzione. Sul sito del Mir c’è il suo curriculum, dal quale apprendiamo che dal 1981 è entrato all’Università di Bologna dove è docente di diritto processuale civile. Ma sul sito dell’ateneo bolognese, www.giuri.unibo.it, non se ne trovano tracce né digitando il suo nome sul motore di ricerca né andando sulla materia specifica.
Samorì vanta anche una cattedra di Diritto Fallimentare, dal 1987, all’Università di Urbino. Cattedra che invece è confermata dal sito www.uniurb.it, dove alla voce “Samorì Gian Piero” troviamo corsi di studio in Diritto Commerciale e Diritto dell’Arbitrato.
Università a parte, ha un aereo personale e uno yacht da 5 milioni di euro. Vanta una disponibilità economica rara di questi tempi in Italia: “Ho un reddito di circa 3 milioni di euro l’anno e, avendo un tax rate del 55 per cento, ho pagato circa 1,5 milioni di imposte”, ha dichiarato a Libero. Ha una holding, Modena Capitale spa, che fra le tante partecipazioni ha una quota anche in Mediobanca e nel gruppo editoriale Monti Riffeser (Il Giorno, la Nazione, il Resto del Carlino). Ha una tv e un giornale, Modena Qui. È stato per 8 anni presidente della Banca di Modena, poi ha fondato Banca Modenese. Sempre tramite la sua holding è quotato al 4,9% in Banca Tercas. Il governo Andreotti gli affidò, nel 1990. l’incarico di commissario risanatore del Consorzio lattiero caseario italiano, del quale poi è rimasto presidente fino al 2000.
Lui a Libero si presenta così: “Negli anni, ho promosso una serie di iniziative che hanno avuto un discreto successo e ho costruito una holding che gestisce diverse attività”. Massimo Bordin, nella sua rassegna stampa su Radio Radicale ha chiosato così questa presentazione un po’ vaga: “È l’equivalente finanziario di ‘Giro, vedo gente, faccio cose'”.
A Libero ha dichiarato anche che i pm non potrebbero mai saltargli addosso perché “non ho mai commesso un reato in vita mia”. Ma l’ultimo suo tentativo di scalare una roccaforte della finanza “rossa” come la Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Bper per gli addetti ai lavori, è finita con un’indagine a suo carico aperta il 4 dicembre 2011 dalla procura di Bologna per “presunto accesso abusivo a sistemi informatici e furto di dati sensibili”.
Politicamente ha militato fino al 1986 nella Dc, nella corrente “Forze Nuove” di Carlo Donat Cattin. Ora lo accreditano come vicino a Marcello Dell’Utri, del quale è stato il vice nei Circoli del Buongoverno, articolazione sul territorio della primissima Forza Italia. È amico di Emilio Fede e Vittorio Sgarbi. Nel Pdl ha come referenti Denis Verdini a Roma e Carlo Giovanardi in Emilia Romagna. Fatto Quotidiano e Huffington Post rilanciano una storia della quale aveva parlato per prima La Gazzetta di Modena, con articoli di Giovanni Tizian. Risale a quando Samorì ha provato a “prendersi” il partito in Emilia Romagna:
Gianpiero Samorì (foto tratta dal sito www.miritalia.it)Solo lo scandalo delle tessere in mano alla camorra ha frenato, in parte, la conquista. La denuncia, qualche settimana fa, è stata messa nero su bianco da Isabella Bertolini. E sollevata anche grazie ad alcuni articoli di Giovanni Tizian, sulla Gazzetta di Modena. In uno di questi – data: 19 aprile 2012 – un tesserato sospeso dopo che il Pdl ha aperto un’indagine sulle tessere in mano ai casalesi dichiara: “Eravamo stati invitati a fare le tessere dall’avvocato Samorì”. Sullo stesso filone, sempre sulla Gazzetta, il 25 aprile compare un’altra ricostruzione (Titolo: tessere e camorra), in base alla quale parecchi tesserati avrebbero indicato come referenti nel tesseramento tutti uomini di Samorì.
Sospetti a parte, Samorì ora si è fatto un suo partito, anzi, la sua “associazione culturale […] È molto radicata […] Abbiamo più di centomila iscritti e sedi in tutte le regioni, munite di personale di segreteria, telefoni, fax. La sede nazionale è a Roma e stiamo ultimando le location in Liguria e in Sardegna”, ha detto a Libero. Poi, alla domanda di Barbara Romano: “Raccontano che sia stato Denis Verdini a portarla a Palazzo Grazioli”, risponde: “Ma no, io non ho neanche un’amicizia con Berlusconi. L’ho incontrato al massimo un paio di volte”.
Cosa del resto confermata da Berlusconi, che, come riporta il Corriere della Sera ha detto di “di aver incontrato una sola volta un certo signor Samorì”. Forse allora il 10 ottobre scorso Marco Bucciantini dell’Unità aveva frainteso le sue parole quando ha riportato questo virgolettato: “Con Silvio mi incontro tutte le settimane”. Samorì aveva detto anche che il Mir, la sua “associazione culturale”, aveva “già 50 mila iscritti e sedi in tutti i capoluoghi di regione”. Iscritti che risultavano 40 mila in un ritratto di Samorì fatto da Libero l’8 novembre.
Meno spazio a dubbi lo lascia il suo programma, “l’opposto dell’agenda Monti, che ha messo in ginocchio il ceto medio”: prendere 250 miliardi di euro dalle riserve auree e non della Banca d’Italia e dalle fondazioni bancarie per abbattere il debito pubblico, patrimoniale sulle “persone molto ricche” e vendita di “una piccola parte del patrimonio dello Stato”. Allo stesso tempo una riduzione delle tasse, anche per i redditi più alti.
A Repubblica ha dichiarato: “Io sono nato e cresciuto molto povero. Ho avuto tanto dalla vita. Adesso ritengo sia giunto il momento di fare qualcosa per il mio Paese. Nell’area moderata, certo. Ma sono un moderato stanco, che sogna la rivoluzione.
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