Le casse dei Comuni italiane sono sempre più nuove: non solo sono diminuite le entrate, ma aumentano in maniera spropositata i debiti che gli enti comunali stanno contraendo.
Le colpe sono in parte da attribuire alla cattiva amministrazione, ma la batosta più pesante è arrivata dal taglio dell’Ici, voluta dal governo Berlusconi, che rappresentava la maggiore entrata fiscale da parte dei Comuni.
Come spiega Sergio Chiamparino, sindaco di Torino e presidente dell’Anci, non c’è più «autonomia fiscale. L’Ici è praticamente sparita, l’addizionale Irpef è bloccata. Il problema non è tanto il pat to di stabilità, quanto il fatto che manca no proprio le risorse. È sui Comuni che in modo pressoché bipartisan si sono scaricati gli oneri per la tenuta della fi nanza pubblica. Dal 2004 al 2008 su un totale di 5 miliardi di euro di contributi al risanamento dei conti ben 2,8 miliar di li abbiamo pagati noi».
Nel 2008 i Comuni hanno ricevuto 536 milioni in meno. Quest’anno mancavano 796 milioni, le previsioni per il 2010 parlano di un buco che toccherà quota 925 milioni. Questo vuol dire che i Comuni dovranno tagliare le spese del 18%. I settori che saranno maggiormente penalizzati saranno la cultura e il sociale.
E quando i Comuni hanno i soldi, ecco che entrano in gioco normative che ne bloccano l’utilizzo: il patto di stabilità, ad esempio non consente di usufruire dei fondi messi da parte da alcuni enti virtuosi: Lissone, in provincia di Milano, avrebbe 10,7 milioni disponibili; San Donato Milanese, 6,7; Teverola, in provincia di Caserta, 4. Ma questi soldi rimangono in banca.
Ben diversa la situazione nelle metropoli: la sola Milano ha perso 36 milioni di introiti all’anno, e l’Expo del 2015, tanto per fare un esempio, verrà a costare più di 2 milioni. A Roma c’è un “debito certificato” di 9 milioni e mezzo: in confronto a tale disavanzo, i 500.000 euro promessi dal ministro Tremonti al sindaco Alemanno sono spiccioli.
E allora che fanno i Comuni per reagire a questa crisi? Nella capitale sono aumentate in maniera esponenziale le multe, con vigili e ausiliari scatenati nella “caccia all’infrazione”. A Foggia il Comune ha venduto immobili e terreni alle aziende che vantavano crediti. A Reggio Calabria però hanno trovato una soluzione ancora più rapida: il Comune non ha pagato all’Enel 12.871 bollette scadute, per un totale di 9 milioni 344 mila euro. Chi lascerebbe al buio il municipio o lo stadio Granillo?