Il segretario uscente del Partito Democratico, Dario Franceschini, ha parlato alla convenzione del partito a Roma. Intervenuto subito dopo Pierluigi Bersani, il suo principale avversario per la segreteria, Franceschini è tornato sul tema delle offese del premier a Rosy Bindi ripagandolo con la stessa moneta: «Berlusconi se offende Rosy e tutte le donne italiane è un ominicchio. E non è antiberlusconismo, ma dire la verità».
Quindi, un attacco alla linea del governo, che, secondo il segretario, si è dimostrato assolutamente incapace di elaborare una strategia per contrastare la crisi economica: «Si è scelto di occultarla, senza mettere in campo misure per affrontarla».
Il segretario, quindi, ha fatto il punto della situazione sul Pd: «Oggi siamo un partito, nel senso più autentico della parola. Partito non è una parola di cui vergognarsi. È una parola che trasmette forza, che trasmette energia». «L’onore e l’orgoglio più grande è essere stati chiamati a servire il proprio partito quando tutto sembra perduto – ha continuato Franceschini – Quello è il momento in cui fare un passo avanti per dire sono qua, ci proverò e ce la faremo a salvare il nostro partito».
Succedere a Veltroni nel momento più difficile, per il leader, è stato un po’ come la battaglia del Piave «che viene ricordata come una vittoria, non come una sconfitta». Allora, ha evidenziato, «il rischio era che il Pd si disegregasse» ma al suo salvataggio «hanno contribuito tutti».
Quindi, Franceschini ha invitato il partito all’unità spiegando che se sarà eletto segretario chiamerà anche Bersani e Marino a lavorare con lui.
Infine una bocciatura senza mezze misure per le suggestioni centriste. «Di tattica si muore», ha detto Franceschini spiegando che c’è qualcuno che «lavora per far nascere un centro» che si prepari a sostituire Berlusconi, ma così questo centro «va stabilmente a destra e noi restiamo all’opposizione per 35 anni». Dunque, ha aggiunto, «non vorrei che il risultato del contrasto alla vocazione maggioritaria fosse di farci diventare un partito a vocazione minoritaria»
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