ROMA – Crisi di governo, questione di giorni. Elezioni, questioni di mesi. E’ questa la sintesi delle analisi politiche pubblicate sui giornali dopo la sentenza della Cassazione che condanna Berlusconi in via definitiva nel processo Mediaset. Prendiamo ad esempio 3 articoli del 3 agosto: Fabrizio Geremicca su La Stampa, Stefano Feltri sul Fatto Quotidiano e un articolo senza firma su Libero.
Crisi di governo.
La crisi di governo può arrivare da un momento all’altro. Mercoledì 7 agosto è annunciata la “missione” di Renato Schifani e Renato Brunetta (capigruppo Pdl a Senato e Camera) da Giorgio Napolitano. Obiettivo: chiedere la grazia per Berlusconi. Ma Napolitano ha lanciato un messaggio: la grazia si può applicare solo in alcuni casi. Non per Berlusconi.
Non è finita qui: lo stesso giorno si riunisce al Senato la Giunta per l’immunità. Giunta che dovrà votare sulla decadenza di Berlusconi da senatore. Libero fa i conti sulla composizione:
i senatori del Pd sono 10, 4 del M5S, 1 di Scelta Civica e 1 di Sel. Per un totale di 16. Sul fronte del centrodestra, invece, ci sono 4 senatori del Pdl, 1 di Gal e 1 della Lega. Cioè 6.
L’ipotesi principale, quindi, è che la Giunta voti per far decadere Berlusconi dalla sua carica.
Nell’uno e nell’altro caso (rifiuto di Napolitano, voto contrario a Berlusconi), è facile immaginare che il Pdl darà battaglia. E quale miglior strumento che fare ostruzionismo nei confronti del governo e degli alleati del Pd (a quel punto sarebbero visti come “traditori”)?.
Feltri cita Pier Paolo Baretta, sottosegretario Pd all’Economia:
“Chi cerca argomenti per far cadere il governo ne troverà ogni giorno, dall’Iva all’Imu alla Tares, ma deve stare attento all’effetto strumentalità”
Elezioni
Con il Pd che, almeno a parole, non sembra disposto a cedere ai ricatti degli “alleati”, l’unica via percorribile sembra quella che porta alle elezioni. Sì, ma quando?
Ipotesi numero 1: elezioni prima possibile, cioè a ottobre. Berlusconi le ha chieste se non ci sarà una riforma della giustizia subito. Pd e Movimento 5 Stelle preferirebbero aspettare (c’è prima da cambiare la legge elettorale).
Ipotesi numero 2: elezioni in primavera. In questo caso ci sarebbe il tempo per modificare il Porcellum. E sarebbe comunque prima del semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea (da luglio a dicembre 2014).
Scrive Feltri, interpretando un pensiero probabilmente diffuso nel governo,
“meglio arrivarci con una maggioranza solida”