Delega fiscale: calcio a Monti su scontrini detraibili, Province, terremotati…

Delega fiscale sul binario morto: scontrini detraibili, soldi per il terremoto, crescita

ROMA – Delega fiscale: l’ennesimo rinvio del voto sulla legge contenitore pregiudica il varo di un largo ventaglio di riforme che va dagli scontrini detraibili al nuovo catasto, dal Tfr agli statali al riordino delle Province, dal conferimento delle risorse per le zone terremotate a tutte le misure per l’innovazione e la crescita come gli investimenti per il digitale, le start up, l’obbligatorietà del tentativo di mediazione nelle cause amministrative….Lo sgambetto più significativo riguarda il rinvio dell’accorpamento delle agenzie fiscali per il quale il Pdl aveva già ottenuto il differimento a giugno prossimo: non si era mai visto un testo già votato che viene rispedito indietro alla Commissione Bilancio.

Commissione con l’agenda già fittissima perché c’è da votare il testo definitivo della legge di stabilità (una vera e propria manovra): il 20 dicembre è previsto il voto, l’esame finale delle delega fiscale slitterebbe quindi al primo giorno utile dopo la legge di stabilità. Immaginare che Camera e Senato siano aperti durante il periodo natalizio era illusoria in un clima relativamente normale, figuriamoci con le elezioni in vista, la formazione delle liste elettorali, il pattugliamento intensivo del territorio. Il sottosegretario al Tesoro Vieri Ceriani, funzionario esperto che ha attraversato le epoche Visco e Tremonti, accusa direttamente, prima della smentita di rito, i calcoli di bottega dei partiti. Con una postilla nient’affatto incoraggiante: specie nel martoriato Pdl (ma anche nell’Idv) nessuno risponde più a nessuno, si va a ranghi sciolti e questo contribuisce al caos. Provoca quei “passi falsi” paventati dal Capo dello Stato.

Un cupio dissolvi di partiti agonizzanti per i quali, prima dell’avvento di una nuova legislatura, si aggrappano a ogni pretesto utile per conservare un residuale quanto paralizzante potere di interdizione. Risponde forse agli interessi delle imprese il rinvio di tutte le misure per la crescita? Il presidente di Confindustria Squinzi è lì su tutti i giornali a perorare uno scatto di buona volontà, e buon senso, per votare riforme chiave per l’industria e le professioni, “sono anni che le imprese attendono semplificazioni, trasparenza e civiltà giuridica”. Appunto, ma qui manca la civiltà politica. Beninteso non si discute l’opportunità di votare o meno un provvedimento: è in gioco invece la credibilità di una classe politica che si assume la responsabilità di rinviare e quindi mettere su un binario morto ciò che ha già approvato e per cui non ha obiezioni ideologiche o resistenze dovute a interessi diffusi.

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