Ora il momento è delicato, per chi dice cose in pubblico e anche per chi ne scrive.
Quello che oggi si chiama “politically correct” una volta era semplicemente l’ipocrisia e la convenienza delle circostanze, ma il risultato è lo stesso: devi stare attento alle parole che usi.
Lo ha scoperto subito Antonio Di Pietro: la gente attorno all’auto di Berlusconi, dopo l’aggressione, domenica sera a Milano, diceva: «Tutta colpa di Di Pietro», «la galera a Di Pietro».
Poi Di Pietro ha detto che il gesto di Massimo Tartaglia si può spiegare e capire. Gli ha dato sulle dita un deputato del Pdl, Amedeo Laboccetta: «Antonio Di Pietro è il mandante morale. Questi fatti sono il frutto avvelenato di mesi e mesi di calunnie e di istigazioni alla violenza. La storia insegna che alla violenza verbale segue quella materiale. Questo è il gioco del tanto peggio, tanto meglio».
Di Pietro si difende ma non troppo: «Come al solito quando si tratta di criticare l’Idv i soliti ‘Soloni’ capiscono fischi per fiaschi. Ribadisco allora che noi tutti deploriamo e condanniamo l’aggressione subita dal presidente del consiglio. Ci mancherebbe altro! Però non può e non deve legittimare e giustificare la dilagante esasperazione che l’assenza di politiche economiche e sociali di questo governo sta provocando nei confronti di miglia di lavoratori e padri di famiglia. Già nei giorni scorsi avevo avvertito del rischio incombente che a qualcuno saltassero i nervi e non è prendendosela con me che si risolvono i problemi, ma affrontandoli e dando risposte ai bisogni dei cittadini, cosa che il governo Berlusconi non ha fatto e non pare abbia alcuna intenzione di fare».
Da notare l’analisi politica di Di Pietro, che aggiunge timori a timori: «Berlusconi conferma, anche oggi, il suo disegno eversivo: vuole stracciare la Costituzione per realizzare un disegno fascista e piduista. E per far questo deve delegittimare, per poi azzerare, gli altri organi dello Stato. E’ grave che un Presidente del Consiglio, dimenticandosi di essere in una democrazia, ritenga che il consenso elettorale gli permetta di ergersi al di sopra della legge e delle istituzioni democratiche».
Conclusione di Di Pietro: è il momento di una «santa alleanza» tra i partiti e con la società civile per un nuovo governo e mandare a casa Berlusconi.
Sulla linea di Di Pietro, forse anche per sdrammatizzare, Rosi Bindi, intervistata dalla Stampa di Torino, dopo «la solidarietà a Berlusconi e la condanna del gesto”. ha detto: «Resta il fatto che tra gli artefici di questo clima c’è anche Berlusconi, non può sentirsi la vittima. Questi gesti vanno sempre condannati, mai giustificati. Qualche volta però sono spiegabili. Certo, se si continua a dividere questo paese, alla fine….Motivi di esasperazione ce ne sono molti, legati alla crisi economica che alcuni pagano con prezzi altissimi. La sensazione più diffusa è che non sai più a chi rivolgerti, non sai più chi ti tutela. C’è perfino una rottura in parte creata ad arte del movimento sindacale. E poi c’è uno scontro politico che si porta dietro sicuramente frange estremiste o persone che perdono la testa, ma chi ha più responsabilità fa di tutto per dividere il paese».
«Pur non condividendo io nulla con l’onorevole Bindi, neanche in materia di fede cattolica essendo io schierato con il Papa, devo plaudire alla coerenza della deputata ex democristiana che dimostra ancora una volta di essere una perfetta giacobina cattolica». Lo dice all’Adnkronos il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga. «Come, del resto – aggiunge Cossiga – lo sono anche Dario Franceschini e non pochi altri militanti cattolici del Pd, per i quali la presunzione di colpevolezza di Berlusconi è assoluta anche nel caso in cui sia soggetto ad una aggressione. Il rigorismo morale proprio di questi soggetti porta a ritenere che contro il male morale di cui Berlusconi è concentrato e simbolo sia lecito e doveroso portare il male fisico, anche sotto forma di un’aggressione fisica che nella loro teologia assume il valore di un sacramentale».
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