Anche questa volta la bara è stata portata a spalla negli angusti vicoli del paese, lungo via Aldo Moro e sotto una scrosciante pioggia, come accadde per il marito nel maggio del 1978. Eleonora Moro ha chiuso il suo ”viaggio terreno” scegliendo di ”presentarsi al signore” nella stessa cittadina a pochi chilometri da Roma.
Nessuna autorità, nessun politico, un solo nastro tricolore, quello che addobbava la corona di alloro, l’unica, dell’amministrazione comunale fuori la chiesa di San Tommaso Apostolo. Solo gli abitanti di Torrita con i volti che si possono vedere a qualsiasi funerale di un paese.
I tre figli in prima fila (mancava solo Maria Fida e il figlio Luca) molti amici, un caldo opprimente e due carabinieri. Null’altro per dare l’ultimo saluto alla moglie di Aldo Moro. Nel silenzio è risuonata la voce del vescovo di Civita Castellana, padre Carlo Rossi, già parroco di ”frontiera” a Roma, nella chiesa Nostra Signora di Coromoto, allievo di Dossetti.
”Con la morte di Aldo Moro – ha detto il vescovo – è iniziata quella ”esplosione del male” che ha portato all’imbarbarimento. Oggi è ”l’epoca di Ponzio Pilato. Soprattutto per una certa ”vasta generazione” che ha creduto che lo sforzo dell’uomo di buona volontà portasse ad un avanzamento. Oggi è il momento della sconfitta, del Golgota, della croce.
Oggi Eleonora Moro, con la scelta coerente di far celebrare i suoi funerali in questa piccola cittadina che è, come il Calvario di Gerusalemme, fuori le mura di una grande città, ci indica che solo passando da questa via si può operare per un futuro diverso”.
In prima fila c’erano le suore di clausura di Civitella. La vecchia badessa, Madre Francesca, è stata compagna di scuola di Eleonora Moro e questo legame si è prolungato nel tempo. ”Oggi – ha sottolineato il vescovo in un silenzio assoluto – Eleonora Moro conosce quei segreti e quei misteri che ha inseguito per tutta la sua vita dalla morte di suo marito. Oggi li conosce compiutamente: sa”.
Il vescovo di Civita Castellana (nel piccolo coro della chiesa c’era anche il sindaco di Torrita Tiberina) ha paragonato la morte di Moro allo ”scricchiolio determinato in chi aveva creduto che la sua volontà di fare del bene fosse sufficiente. Noi non avevamo fatto i conti, non avevamo pensato che ci potesse essere un colpo di coda del maligno così determinante. Per tutto questo la vita della signora Moro, segnata dalla croce ma anche illuminata da una fede che l’ha fatta essere una vera roccia angolare in una famiglia non è incompiuta”.
Al termine della messa funebre è intervenuto il vice sindaco di Torrita che ha portato il saluto dell’amministrazione comunale. La bara di Eleonora Moro ha abbandonato la chiesa riattraversando per l’ultima volta la strettissima via principale della città, per essere trasportata nella tomba di famiglia dove riposa il presidente della Dc.