ROMA – Il Partito Democratico tiene, il Pdl arranca, il Movimento 5 Stelle arriva terzo, ma terzo staccato. Le elezioni comunali consegnano un quadro già diverso rispetto a quello delle politiche del 25 e 26 febbraio. Innanzitutto nel numero dei votanti: affluenza in calo forte, anche rispetto alle comunali precedenti, e affluenza in picchiata a Roma dove un cittadino su due ha scelto di rimanersene a casa nonostante avesse a disposizione un metro e venti di scheda in cui scegliere un candidato.
Il primo dato, forse parzialmente sorprendente, è che il Pd tiene quasi ovunque. Sorprendente perché i sondaggi post elezioni lo davano in calo e perché, dopo il travagliato addio di Bersani e la brutta figura dell’elezione del presidente della Repubblica, la brutta figura elettorale era una possibilità concreta. Invece il Pd tiene a Roma, dove Ignazio Marino è sopra il 40%, e Gianni Alemanno insegue staccato di una decina di punti.
Pd in calo fisiologico a Siena, dove però il candidato del centrosinistra partirà comunque in vantaggio al ballottaggio. Piccole “imprese” a Brescia, dove Emilio Del Bono insegue staccato di meno di un punto il sindaco uscente Paroli che nel 2008 aveva vinto a mani basse al primo turno. Ballottaggi ovunque, insomma, e ballottaggi Pd contro Pdl, con il Pd che parte in vantaggio quasi in tutte le sedici città che assegneranno il sindaco al secondo turno.
Per Epifani, segretario da pochi giorni, è un pericolo scampato. “Premiata la serietà dei candidati” il suo primo commento. ”Malgrado la bassa affluenza – spiega Epifani – gli elettori hanno premiato la serieta’ e la capacita’ dei nostri amministratori. Noi ringraziamo i nostri elettori e rispetteremo l’impegno di fiducia per rinnovare le città”.
Arranca, invece, il Pdl. I sondaggi del dopo politiche lo davano in forte ascesa. E’ vero: le amministrative sono un voto che storicamente premia poco il partito di Silvio Berlusconi. Eppure stavolta il dato del primo turno è in qualche modo deludente. Alemanno insegue. Brescia non viene vinta al primo turno. A Imperia, enclave di Claudio Scajola e altra città con sindaco uscente di centrodestra eletto al primo turno, il candidato del Pdl arriva al ballottaggio ma in forte svantaggio. Infine Treviso, città da sempre della Lega dove neppure un nome forte come “lo sceriffo” Gentilini riesce a vincere al primo turno.
E’ vero: tra due settimane può cambiare tutto. Come dice il sindaco Alemanno: “La partita è ancora aperta”. Ma il risultato non può essere considerato un trionfo.
Se il Pdl non ride c’è un partito che piange. Ed è il Movimento 5 Stelle che da queste amministrative esce ridimensionato. Quasi ovunque i grillini arrivano terzi. Ma quasi ovunque arrivano terzi staccati. Soprattutto non entrano in nessun ballottaggio e tornano alla dimensione di “elemento di disturbo” nella lotta politica. A Roma De Vito si ferma al 12%. A Siena, dove Grillo si era speso in prima persona cercando uno spiraglio per forzare il fortino Pd, il candidato a 5 Stelle è addirittura all’8%. Uno schiaffo. Perché se è vero che essere terzi è comunque meglio di niente M5s non si può nascondere: il boom delle politiche di febbraio è già lontano.
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