ROMA – Fausto Bertinotti: “Renzi, ordine neoautoritario, non di sinistra”. Se nel referto del medico la sinistra non esiste proprio, come è possibile che in sede di diagnosi si registri una nuova divisione? Il Manifesto ha posto sabato (28 giugno) la questione a Fausto Bertinotti, ex leader di Rifondazione Comunista (che si scisse dagli ex comunisti) e per brevità della gamba di sinistra del centro-sinistra italiano rigorosamente con il trattino.
Per Bertinotti, l’ennesima divisione dei suoi discepoli in Sel (Migliore che divorzia da Vendola) conferma proprio che questa sinistra è scomparsa. E guai a chiamarla “scissione” perché, con Togliatti, Bertinotti rileva come la formula “rinnovamento nella continuità” esiste solo se alla parola continuità corrisponda un correlativo oggettivo. Che oggi non c’è. E Matteo Renzi è il campione di questa nuova fase, all’insegna di un “ordine neoautoritario” che asseconda le aspirazioni e giustifica le chiusure del capitalismo attuale.
Renzi avvia una nuova fase: l’egemonia di una cultura postmoderna e postdemocratica, una gigantesca costruzione ideologica che copre come una coltre una realtà sfrangiata e devastata. Renzi è il portatore naturale della politica funzionale di questo nuovo ciclo, quello della governabilità come elemento totalizzante. La sua Weltanschauung è ’vincere e governare’, contro chi e per fare cosa non importa. Siamo alla morte delle famiglie politiche europee. I socialisti perdono ovunque.
E invece Renzi che socialista non è — lasciamo stare la scelta governativa di aderire al Pse — non essendo socialista vince. Perché sceglie la trasversalità. È coevo a questo tempo, quello che ha sostituito lo scontro fra destra e sinistra con quello fra l’alto e il basso che noi imperfettamente chiamiamo populismo. E perché Renzi è fortissimo? Perché la sua trasversalità fonda il populismo dall’alto. È un Giano bifronte: per un lato populista, per l’altro è neobonapartista, cioè usa il populismo per plasmare il governo dall’alto. L’esito è neautoritario: un governo che si presume così, asettico, obbligato nelle scelte e privo di alternative, ’naturale’. (Daniela Preziosi, Il Manifesto)
L’analisi (ma niente politica politicante da cui si sente estraneo) di Bertinotti reclama, se la sinistra vuole avere un ruolo, una rivolta dal basso, deve intercettare il conflitto della base contro le elites, non lasciando il campo a forze che di destra non sono ma incarnano quel conflitto come Marine Le Pen in Francia e Grillo in Italia (con la differenza che anche Grillo, al dunque, accarezza il compromesso per restare i piedi). Se questa è l’analisi, serve tuttavia l’analista per capire perché a sinistra quando si discute o si litiga si finisce sempre per separarsi.
Con un gruppo di amici psicoanalisti lacaniani sto lavorando a capire perché a sinistra si producono conflitti mortali diversamente dalle altre storie politiche. I socialisti e i democristiani fanno scelte opposte ma restano affratellati. Noi deflagriamo. Quando avrò una risposta le dirò meglio. (Daniela Preziosi, Il Manifesto)