A poche ore dall’approvazione del documento che stabilisce le norme per la localizzazione delle centrali nucleari in Italia arrivano le reazioni e distinguo da parte dei candidati alle prossime elezioni Regionali.
Lombardia. Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, è favorevole al ritorno dell’Italia al nucleare, ma esclude che una centrale possa nascere nel territorio regionale. «In Lombardia – ha spiegato Formigoni durante un incontro a Milano- siamo vicini all’autosufficienza quindi non c’é bisogno di centrali in questo momento».
«Ciò non toglie – ha aggiunto il governatore lombardo – che io condivida la scelta del governo a favore del nucleare e quindi l’idea che nei prossimi anni in Italia possano sorgere una o più centrali nucleari».
Veneto. Anche il candidato alla presidenza della Regione Veneto Luca Zaia si dice favorevole al nucleare ma non sul territorio della sua Regione che l’esponente della Lega definisce «energeticamente autosufficiente».«Io ho assolutamente votato a favore di questi criteri che prevedono principi di sicurezza per i cittadini e di sostenibilità degli impianti» ha detto Zaia riferendosi al provvedimento approvato mercoledì 10 febbraio Consiglio dei Ministri.
«Ma questo – ha aggiunto Zaia – non vuol dire assolutamente che si sia parlato di siti. È un provvedimento che va nell’alveo della ragionevolezza e dà continuità alla delibera del Consiglio dei Ministri che abbiamo fatto quando abbiamo adottato la scelta del nucleare». Quanto al ‘no’ di alcune Regioni, per il ministro si tratta «di delibere elettorali, soprattutto se vengono da Regioni dove abbiamo avuto per mesi la spazzatura sui marciapiedi e il governo ha dovuto occuparsene». Insomma al Sud secondo Zaia le centrali nucleari si possono mettere.
Zaia ha ribadito che è comunque da escludere l’ipotesi di impianti sul territorio del Veneto: «In totale trasparenza noi siamo estremamente convinti che si debba partire innanzitutto da un senso di coerenza. Il Veneto ha oggi un bilancio energetico positivo, produce più energia di quanta ne compra. Anche se parliamo di assoluta virtualità, perché non esistono siti né candidature del Veneto, il secondo dato da sottolineare è che quello del Veneto è un territorio molto antropizzato, tanto che viene definito la Los Angeles d’Europa. E dove non ci sono insediamenti, ci sono aree ad elevatissimo valore ambientale. Proprio per questo motivo, diciamo che non ci sentiamo di affrontare il tema».
Puglia. Anche il candidato del Pdl alla presidenza della Regione Puglia Rocco Palese è sulla stessa lunghezza d’onda: sì al nucleare, no nella mia Regione. «Sono favorevole al ritorno dell’Italia al nucleare – ha scritto Palese in una nota – ma dico no ad una centrale e ad eventuali parchi tecnologici di stoccaggio di rifiuti radioattivi in Puglia». La Regione, spiega Palese, «già contribuisce in modo notevole alla produzione di energia e al fabbisogno energetico nazionale con centrali elettriche a Brindisi e Taranto. Non vi è quindi motivo né possibilità di realizzare una centrale nucleare in Puglia».
«Non vi é alcuna possibilità, neanche remota – conclude il candidato del Pdl – che una centrale nucleare venga realizzata sul nostro territorio. Ci auguriamo che con questo finisca la populistica e demagogica polemica di chi vorrebbe che la nostra posizione fosse equivoca, imbarazzata, poco chiara».
Contrari al nucleare nella loro Regione sono anche Emma Bonino, candidata del centro sinistra per il Lazio, Nichi Vendola, candidato di sinistra in Puglia e in generale tutti i governi regionali amministrati dalla sinistra. Niente Lombardia, niente Veneto, niente Puglia. E no in Campania, Piemonte e Lazio e Toscana ed Emilia. Restano la Sicilia e la Sardegna amministrate dalla destra, ma lì non nessuno si pronuncia nettamente anche perché lì non si vota a marzo. Dove deciderà il governo di costruirle? Nessuno lo dirà, almeno fino al dopo voto.
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