Forza Italia, impeachment televisivo: “Il 31 dicembre spegni Napolitano”

Forza Italia, impeachment televisivo:: "Il 31 dicembre spegni Napolitano"
Forza Italia, impeachment televisivo:: “Il 31 dicembre spegni Napolitano”

ROMA -“Il 31 dicembre spegni il Presidente e accendi il Tricolore”: la campagna di boicottaggio del messaggio presidenziale di fine anno è stata lanciata dall’ex deputato Giuseppe Moles e subito vi hanno aderito numerosi esponenti di Forza Italia. Impeachment televisivo, lo definisce il quotidiano Libero. Un altro “regalo di Natale” a Giorgio Napolitano, dopo quello di Beppe Grillo che ha già preannunciato una richiesta di impeachment per il Capo dello Stato a inizio del nuovo anno.

Tra gli altri c’è anche l’ex direttore del Tg1, Augusto Minzolini, che insieme ai parlamentari azzurri sceglie di spegnere la televisione la sera dell’ultimo dell’anno e di stendere la bandiera al balcone, cavalcando un po’ l’onda dei continui attacchi al Colle da parte di Grillo. In una nota la deputata Fi Gabriella Giammanco, argomenta:

“Sono convinta che il nostro Paese meriti un Presidente della Repubblica che sia davvero il presidente di tutti gli italiani, una figura autenticamente super partes e che non si arroghi il diritto di rivestire un onnicomprensivo ruolo istituzionale che gli permette, all’occorrenza, di svolgere anche le funzioni di capo del Governo oltre che di leader di questa strana e sgangherata maggioranza.

Queste contraddizioni sono emerse con forza nella fantozziana vicenda legata al precipitoso ritiro del decreto Salva Roma, pasticcio da cui è emersa tutta l’incapacità dell’azione di questo Governo e della maggioranza che lo sostiene. Per questi motivi – annuncia – aderisco alla proposta del collega di partito Moles, di spegnere la tv la sera del discorso del Presidente della Repubblica e di mettere un tricolore alla finestra, per esprimere pacificamente ma in maniera significativa il nostro dissenso verso il modo in cui Napolitano si ostina a rivestire il suo ruolo”.

La seguono anche Maurizio Bianconi e Daniele Capezzone. Il Pd invece replica aspramente, definendo “irresponsabili” gli esponenti berlusconiani. L’intervento di Napolitano, per chi vorrà seguirlo, farà una sintesi del 2013 appena trascorso ma guarderà soprattutto al futuro e all’auspicabile rilancio del Paese per il 2014. Per la massima carica dello Stato si conclude un anno particolare: le elezioni politiche, la fine del suo primo mandato settennale e la decisione di accettarne uno nuovo con la condizione di essere pronto a lasciare il Colle se le forze politiche non si impegneranno a dar vita ad un piano di sviluppo per l’Italia. D’altronde, è il monito che il Quirinale incessantemente rivolge ai partiti e allo stesso governo: bisogna “fare”.

La dura reprimenda alle Camere sul pasticcio del decreto salva Roma è solo l’ultimo episodio di una serie di pungoli all’attività del mondo politico: bisogna mettere fine agli “sprechi”, ai continui ritardi ed al caos che alimentano esasperazione sociale e derive populistiche. Solo così si riuscirà a dare speranze, è il messaggio che vorrà dare il presidente. Dal 2014 ci si attende molto: si celebreranno le elezioni europee, “spartiacque” tra la politica del rigore e quella della crescita. Ma è anche l’anno in cui si inaugurerà il semestre italiano di presidenza dell’Ue, da giugno a dicembre.

L’augurio principale è che possa ripartire l’economia. Ma la ripresa italiana passa per l’Europa. Il capo dello Stato, convinto e fermo europeista, ha spesso invitato a “reagire al crescente tecnicismo del dibattito europeo”, a volte causa di nuovi fenomeni di “nazionalismo”. Di nuovo un appello a “fare”. Lo stesso che Napolitano lancia per le questioni interne italiane.

Le riforme costituzionali per il presidente sono “vitali” per il funzionamento della democrazia. Ma per realizzarle – ha più volte ammonito – servono “larga convergenza”, anche della opposizione, e “consapevolezza” della gravità della situazione. “Superamento del bicameralismo paritario, snellimento del Parlamento e semplificazione del processo legislativo” non sono più rinviabili. Gli italiani – ha ricordato Napolitano – si attendono dalla politica fatti, “risposte” e non un nuovo “precipitare ad elezioni”. Infine, c’è la questione del sovraffollamento delle carceri. Il presidente ha fatto sentire la sua voce, ricordando il “severo pronunciamento con il quale la Corte europea dei diritti dell’uomo ha messo in mora il nostro Paese”. Il tempo stringe: la Corte Europea si attende un intervento entro “il prossimo 28 maggio”, e Napolitano continuerà a esercitare il suo pressing fino all’ultimo.

 

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