ROMA – Francantonio Genovese, mai pagato un euro di tasse. Una famiglia dalla Dc al Pd. Nella richiesta di autorizzazione a procedere consegnata alla Camera dei Deputati, i magistrati di Messina mettono Francantonio Genovese, ex sindaco e deputato Pd, al “vertice di un sodalizio criminale” e lo accusano di truffa, riciclaggio, peculato ed altri reati tra cui l’evasione fiscale con cui mascherava i guadagni illeciti grazie a false fatturazioni. L’azienda di cui era a capo era sempre in rosso, sempre in credito con lo Stato: una società satellite, dicono i magistrati, di sua proprietà al 99%, la Caleservice gestita dalla cognata, effettuava consulenze fittizie per travasare i ricavi. In sostanza era proprietario ed unico cliente.
Alla fine Genovese non pagava nemmeno un euro di tasse ma in compenso faceva apparire come dipendenti colf e domestici personali: così i loro stipendi sono diventati costi d’impresa invece che personali, quindi deducibili per il Fisco. E anche la storia dei cognati merita un approfondimento, visto che indagati sono Francantonio e il cognato Franco Rinaldi (deputato regionale), e le rispettive mogli, le due sorelle gemelle Chiara e Giovanna Schirò.
Il deputato vanta una lunga storia sotto le insegne dello scudo crociato. Il padre era il senatore Luigi Genovese, lo zio il più volte ministro Nino Gullotti, entrambi Dc: nel 2001 Francantonio Genovese, che ha attraversato tutto il percorso Dc-Cdu-Udr-Ppi-Margherita fino al Pd, è entrato alla Regione Sicilia come consigliere regionale. Nel 2005 è stato eletto sindaco di Messina, nel 2007 nominato segretario del Pd siciliano in quota Veltroni. Nel 2008 è entrato alla Camera: prima è stato membro e segretario della Commissione anti-mafia, attualmente è membro della Commissione Bilancio. Alle ultime primarie democratiche ha votato Renzi.
E’ descritto dai magistrati non solo come l’uomo guida del sistema illegale per sottrarre risorse pubbliche gestite dagli enti locali: viene sottolineata la sua caratura di uomo potente “capace di disporre per sé e per gli altri”, scrive il cronista del Corriere della Sera, quando si tratta di indirizzare i finanziamenti. Terreno privilegiato della sottrazione di denaro pubblico è la formazione professionale finanziata dagli enti locali. Dalle carte emerge addirittura una compra-vendita inedita, quella dei corsisti ammessi alla formazione: cioè un gruppo cede all’altro gli apprendisti da formare in cambio di una percentuale sui finanziamenti.
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