MILANO – Garante Contribuente vuol tenersi stipendio (100mila) e vitalizio (40mila). Di professione Donato Giordano fa il Garante del Contribuente presso la Regione Lombardia che lo retribuisce con uno stipendio di 100mila euro annui. Come ex assessore e ex consigliere regionale percepisce un vitalizio annuo di 40mila euro che però una legge regionale gli vieta di cumulare con lo stipendio. Il Garante però non ci sta e ha presentato ricorso contro una legge che il suo stesso partito, maggioranza in Regione, ha contribuito a varare.
Donato Giordano, come si legge nel ricorso, non considera la norma che vieta il cumulo applicabile al suo caso, per due ragioni: la prima è che il suo incarico di Garante (è stato nominato nel 2005, confermato nel 2011, scade nel 2018) è precedente alla data di introduzione della legge, la seconda è che la sua è una “figura istituzionale” che presiede un organo di garanzia, non certo assimilabile per esempio agli incarichi presso enti o società pubbliche. La sua decisione imbarazza i colleghi di partito: il consiglio regionale ha chiesto un chiarimento e intanto ha congelato le missioni in programma.
Comunque sia, nelle 16 pagine di ricorso dalle quali trasuda una certa indignazione per il “diritto” soppresso, il Garante dei contribuenti conclude chiedendo gli arretrati della quota di vitalizio non versata dallo scorso novembre, rivalutati con gli interessi e, dulcis in fundo, «la rifusione delle spese processuali». Se vincerà la causa, indovinate a chi toccherà pagare? I contribuenti sono avvertiti. (Matteo Pucciarelli, La Repubblica)
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