ROMA – ”Sto ragionando con me stesso e con altri amici per vedere se ci sono le possibilità di far sentire una voce organizzata di una destra che non ha nulla a che vedere con quella rimasta in campo. L’Italia ha bisogno di una destra che non scimmiotti Le Pen e che non abbia come unico obiettivo quello di alleanze a prescindere dai programmi e dai valori di riferimento”.
Gianfranco Fini motiva così, in un’intervista al Messaggero, l’intenzione di tornare a fare politica attiva. Alle Europee ”Renzi ha avuto un’affermazione innegabile. Il centrodestra al contrario versa in una condizione di assoluta difficoltà non solo per il calo evidente di voti e nemmeno per il problema della leadership che pure c’è ed è evidente”, osserva Fini.
”Il problema sono i contenuti. Cosa vuol dire una politica di centrodestra? E’ quella che sta facendo il Ncd che appoggia il governo? O è quella che fa Fi di netta contrapposizione al governo? Su troppi temi non c’è un messaggio unitario”. ”Quella del Ncd, che pure ha pagato un prezzo salato anche perché non è stato capace di lasciare una traccia visibile del suo apporto determinante alla nascita del governo – aggiunge – è la linea giusta almeno in questa fase”.
”Il problema delle primarie è l’ultimo, così come ultimo è quello della leadership”, sottolinea Fini. ”Le leadership non si nominano a tavolino o si inventano. Il problema fondamentale è cosa vuol dire oggi una politica di centrodestra. Se non si riparte ognuno dalla propria attuale posizione con un lavoro di approfondimento, di contenuto e di programma, non si va da nessuna parte”.
Nell’intervista Fini non risparmia un affondo a Fratelli d’Italia ”Il neolepenismo di Fdi, che ha utilizzato anche la storia di An senza conoscerla pur avendone fatto parte, di scimmiottare in Italia la politica nazionalista e per certi aspetti xenofoba di Marine Le Pen, non ha nulla a che vedere con una cultura autenticamente di centrodestra”.
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