Giuliano Ferrara si era detto “imbarazzato” alla notizia del divorzio tra Silvio Berlusconi e la moglie Veronica Lario. Poi seppur la ex moglie di Berlusconi è, fin dal primo numero, un’importante azionista del Foglio, Ferrara aveva definito “sciocchezze” la storia delle veline e aveva risposto ironicamente alle domande sulla vicenda Noemi poste da Repubblica a Berlusconi.
Ora, alla luce dell’inchiesta di Bari, il direttore del Foglio scrive un nuovo editoriale nel quale cambia tono: Berlusconi è un uomo «con uno stile di vita esposto a noti meccanismi di ricatto» e ha messo in campo «un’autodifesa spesso risibile» riguardo alle domande poste dalla stampa.
«Berlusconi – scrive Ferrara – denuncia un piano eversivo contro di lui, regista il gruppo editoriale di Repubblica e settori dell’opposizione vicini a una magistratura sensibile alte sollecitazioni politiche più faziose. […]. Questa rappresentazione della realtà, e chiamatela se volete “funzione di garanzia della libera stampa”, nessuno la può onestamente negare. Il problema è che le armi affilate di questa campagna provengono tutte da Berlusconi in persona e dal suo entourage».
«La prima arma – continua l’editoriale – è una licenziosità di comportamento difficile da classificare, con molti tratti d’innocuo divertimento che abbiamo cercato di spiegare e di difendere su queste colonne fin dove possibile, uno stile di vita esposto comunque ai noti meccanismi di condizionamento e di ricatto che, vero o falso che sia il singolo racconto scandalistico, sono la eterna tentazione di coloro che frequentano in condizioni non perfettamente trasparenti gli uomini pubblici».
«[…]La seconda arma è invece un’autodifesa spesso risibile, esposta al ludibrio della stampa italiana e internazionale, difficile da capire nella logica di uno staff compos sui, capace di fare il proprio mestiere. Quando l’avvocato Ghedini, deputato, ammette anche solo per assurdo che possa essere vero il racconto di Patrizia D’Addario, la ragazza che si è non troppo metaforicamente autodenunciata come putain de la République et du premier ministre, e aggiunge che il suo cliente e leader non potrebbe comunque essere perseguito penalmente perché “utilizzatore finale” del corpo della ragazza, non soltanto dice una bestialità culturale e civile, ma riduce anche la storia in cui si cerca di invischiare il suo cliente, il che è veramente grave, a qualcosa di simile a quello che capitò all’onorevole Cosimo Mele».
Altro, secondo Ferrara, il comportamento che dovrebbe tenere un Presidente del Consiglio: «Il premier non si fa rappresentare da dichiarazioni slabbrate, non naviga per settimane tra mezze bugie che alimentano sospetti anche e soprattutto sugli aspetti più candidi del suo comportamento, non si dà per accessibile al primo che passa: un capo di governo parla al paese, agisce sulle cose che contano, evita di farsi intrappolare nello scandalismo, parla un linguaggio di verità capace di indurre il grosso della nazione, o quella parte di essa che non ha portato il cervello all’ammasso dell’antiberlusconismo più fazioso, a voltare pagina e stroncare le provocazioni».
Conclude infine l’Elefantino: «Ora tocca a lui tirarsi su da questa incredibile condizione di minorità civile in cui si è ficcato, e reagire con scrupolo, intelligenza e forza d’animo. La situazione si è fatta grave, e perfino seria».
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