ROMA – Il Pd si perde la “base”: 100mila iscritti nel 2014, l’anno scorso erano 500mila, scrive Goffredo De Marchis su Repubblica.
Nel 2013 i militanti iscritti al Partito Democratico erano 539.534. Nel 2014, a oggi gli iscritti non arrivano a 100mila, qualcuno suggerisce addirittura non più di 60mila. Significa crollo verticale del tesseramento. Il Pd di Renzi miete successi alle urne (40,8% alle ultime Europee, 11.200 voti) ma (e va indagato il rapporto causa-effetto) si perde la “base”, lo zoccolo duro della militanza, della vita di sezione, della partecipazione attiva degli iscritti.
Il partito sfonda anche in settori tradizionalmente non suoi, vince nella società, mentre le 7200 sezioni distribuite in tutta Italia diventano monumenti alla memoria, disertate in massa. Il fenomeno è particolarmente avvertito in Sicilia, Basilicata, Molise, Sardegna, Puglia, dove il tesseramento praticamente non è nemmeno iniziato. In Campania le tessere si contano in poche migliaia quando non in centinaia, laddove solo l’anno scorso tra Napoli e le altre province ammontavano a 70mila.
E la reazione dell’ex segretario, Pier Luigi Bersani è durissima: “Un partito fatto solo di elettori e non più di iscritti, non è più un partito. Lo Statuto dice che il Pd è un partito ‘di iscritti e di elettori’. Ovviamente – dice Bersani – se diventasse solo un partito di elettori diventerebbe un’altra cosa… Uno spazio politico e non un soggetto politico. Ma non siamo a questo e – assicura – non finiremo lì”.
Va meglio in termini assoluti nelle roccaforti rosse: sempre che meglio significhi il -60% in Umbria, 3mila iscritti rispetto a 10mila a Torino, 2000 rispetto a 5500 a Venezia. Una emorragia di iscritti che incide anche sul finanziamento interno. Un problema enorme se si pensa che dal 2017 i rimborsi elettorali non ci saranno più e le casse Pd languono.
Nel 2014 metterà a bilancio 12,8 milioni, nel 2011 erano 60. Il 2 x mille a favore dei partiti non sembra funzionare, ci si deve industriare con il fund raising all’americana, come la “Cena al Nord”, per cui ogni parlamentare settentrionale deve organizzare eventi conviviali con almento 5 imprenditori che scuciano ognuno 1000 euro a testa per partecipare.
Il presidente del Pd Matteo Orfini una proposta ce l’avrebbe: «Ugo Sposetti dovrebbe fare un gesto di generosità e affidare il patrimonio dei Ds al Pd. Dopotutto non è patrimonio suo personale ma dei nostri elettori». Gelida la replica: «Non sa di che parla». (Ilario Lombardo, Il Secolo XIX)
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