ROMA – Il Senato dei 100. Erano 315. Lo sblocco della trattativa sulla riforma del Senato (l’incontro tra il ministro Boschi e Paolo Romani, Forza Italia) conduce a grandi passi verso un Senato delle Autonomie più snello, cioè limitato a 100 membri (il Governo diceva 143), rigorosamente non elettivo (come chiedeva Matteo Renzi) e senza indennità aggiuntive (hanno già uno stipendio). Il nuovo Senato, secondo il nuovo accordo, sarà così composto:
75 consiglieri regionali, che occuperanno il nuovo Senato in numero proporzionale agli abitanti della Regione. Saranno eletti dai consiglieri regionali.
20 sindaci, anche loro eletti dai consiglieri regionali. Il peso dei consiglieri regionali, come si vede, è maggiore di quello dei sindaci, come chiedeva Forza Italia che a livello locale conta meno primi cittadini del centrosinistra e temeva di venir penalizzata rispetto alla sovrarappresentazione dei competitors.
5 nominati dal Presidente della Repubblica. Cinque seggi andranno a personalità illustri della cultura e della scienza nominati dal Capo dello Stato.
Cosa fa il nuovo Senato. Fine del bicameralismo perfetto. Il nuovo Senato continuerà a legiferare (insieme alla Camera dei Deputati) solo in materia di modifiche costituzionali, sulle leggi elettorali e sui referendum. Per tutte le altre materie, il compito di legiferare sarà appannaggio esclusivo della Camera. E’ la fine del bicameralismo perfetto.
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