Dopo aver tentato con un emendamento al decreto incentivi di introdurre nell’ordinamento test obbligatori di italiano per gli extracomunitari che vogliono aprire un negozio, mette nero su bianco la richiesta in una proposta di legge a prima firma di Silvana Comaroli, depositata a Montecitorio e che vede la firma anche di altri esponenti del gruppo del Carroccio.
”La proposta di legge – spiega la deputata leghista – proprio per tutelare la salute dei consumatori ed assicurare un livello minimo e uniforme di condizioni e di accessibilità ai beni e servizi sul territorio nazionale, istituisce l’obbligo di un esame di base di lingua italiana per i cittadini stranieri che vogliono aprire un’attività commerciale in Italia, prevedendo anche che la posa delle insegne esterne all’esercizio stesso sia condizionata all’uso di una delle lingue ufficiali dei Paesi appartenenti all’Unione europea ovvero al dialetto locale”.
‘La presenza di comunità multietniche – dice la Comaroli – che vivono e lavorano abitualmente nei nostri territori, ha subito negli anni un incremento tale da far emergere la necessità di adottare nuovi strumenti per favorire una più solida e duratura coesistenza tra le diverse culture e tradizioni”.
Di qui la proposta di legge targata Lega sul test di lingua per gli extracomunitari che vogliono aprire un negozio e le restrizioni sulle insegne multietniche. ”Si tratta in sostanza – sottolinea Comaroli – di proposte concrete e non discriminatorie; la conoscenza basilare dell’italiano rappresenta poi uno strumento di garanzia per i consumatori, che possono ricevere cosi’ tutte le necessarie informazioni sui beni e servizi acquistati”.
”Il gestore di un negozio aperto al pubblico – conclude – deve essere capace di leggere e capire l’italiano per poter applicare, ad esempio, le norme igienico-sanitarie di base oppure per poter prestare una minima assistenza ai propri clienti. Questa esigenza è ancora più sentita laddove gli esercizi commerciali somministrino al pubblico alimenti e bevande. In questo settore, infatti, la corretta conoscenza dell’italiano si rende ancora più necessaria anche per tutelare quei consumatori che, soffrendo di particolari patologie, potrebbero inconsapevolmente consumare prodotti”.