ROMA – “Il Quirinale non è ricattabile, è una torbida manovra destabilizzante”. Le intercettazioni? “Sono degli autentici falsi”. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, replica così alle indiscrezioni giornalistiche sulle intercettazioni della presunta trattativa tra Stato e mafia.
La nota del Quirinale arriva dopo l’articolo “Ricatto al Presidente” pubblicato sull’ultimo numero di Panorama. Le reazioni della politica sono state immediate, primo fra tutti Antonio Di Pietro che ha accusato Napolitano di aver sollevato un conflitto “inopportuno e fuori luogo” e di essere “molto capo e poco Stato”. Pier Ferdinando Casini invoca una legge per le intercettazioni, mentre l’ex ministro Franco Frattini ordina: “Giù le mani dal Presidente”. Il presidente del Consiglio Mario Monti esprime la solidarietà sua e “dell’intero Governo” al presidente della Repubblica.
“NO RICATTI, NULLA DA NASCONDERE” – Il Quirinale scrive: “A chiunque abbia a cuore la difesa del corretto svolgimento della vita democratica spetta respingere ogni torbida manovra destabilizzante. La campagna di insinuazioni e sospetti nei confronti del Presidente della Repubblica ha raggiunto un nuovo apice con il clamoroso tentativo di alcuni periodici e quotidiani di spacciare come veritiere alcune presunte ricostruzioni delle conversazioni intercettate tra il Capo dello Stato e il senatore Mancino. Alle tante manipolazioni si aggiungono, così, autentici falsi”.
Il Colle prosegue nella nota: “Il Presidente che non ha nulla da nascondere ma valori di libertà e regole di garanzia da far valere, ha chiesto alla Corte costituzionale di pronunciarsi in termini di principio sul tema di possibili intercettazioni dirette o indirette di suoi colloqui telefonici, e ne attende serenamente la pronuncia. Quel che sta avvenendo, del resto, conferma l’assoluta obbiettività e correttezza della scelta compiuta dal Presidente della Repubblica di ricorrere alla Corte costituzionale a tutela non della sua persona ma delle prerogative proprie dell’istituzione. Risibile perciò è la pretesa, da qualsiasi parte provenga, di poter ricattare il Capo dello Stato. Resta ferma la determinazione del Presidente Napolitano di tener fede ai suoi doveri costituzionali”.
LE REAZIONI – Il presidente del Consiglio Mario Monti, si legge in una nota di Palazzo Chigi, ha espresso, con una telefonata a Napolitano, “la piena e profonda solidarietà sua personale e dell’intero Governo, di fronte alle inaccettabili insinuazioni comparse sulla stampa”. ”Si è di fronte con tutta evidenza ad uno strumentale attacco contro la Personalità che costituisce il riferimento essenziale e più autorevole per tutte le istituzioni e i cittadini”. ”Ci si deve opporre ad ogni tentativo di destabilizzazione del Paese, inteso a minare in radice la sua credibilità. Il Paese saprà reagire a difesa dei valori costituzionali incarnati in modo esemplare dal Presidente Napolitano e dal suo impegno instancabile al servizio esclusivo della Nazione e del suo prestigio nella comunità internazionale”.
Antonio Di Pietro ha subito replicato: “Un Capo dello Stato che non si attiva per risolvere un dolore delle istituzioni mi pare molto capo e poco Stato, è inopportuno e fuori luogo il conflitto di attribuzione sollevato da Napolitano. Non vi è dubbio che, in questo modo, il capo di Stato ha creato una situazione di oggettiva difficoltà. Il rischio, adesso, è che la Corte Costituzionale debba dare per forza e a prescindere ragione a Napolitano: da una parte, ci sarebbe la legittimità della procura di Palermo, dall’altra la necessità di dare ragione al capo dello stato per evitare un conflitto di enorme portata. Non mi pare sia un comportamento molto corretto”.
Pier Ferdinando Casini ha detto: “È una cosa primitiva, non consona ad una società liberale, che le intercettazioni private vengano sbattute sulle pagine dei giornali, una legge è indispensabile“.
Franco Frattini, ex ministro degli Esteri e deputato del Pdl, difende il presidente: “Si vuole colpire la funzione e la persona del presidente Napolitano per destabilizzarne il ruolo sinora esercitato, e che nei prossimi mesi dovrà ancora esercitare, per la gestione della difficile crisi italiana. Occorre tenere giù le mani dalla istituzione (e dalla persona) che presidia al massimo livello in questa fase complessa per l’Italia le garanzie costituzionali per tutti i cittadini”.
MESSINEO: “INDAGINI POSSIBILI ANCHE SU NOTIZIE FALSE” – Per il procuratore di Palermo Francesco Messineo, ”L’intenzione di disporre accertamenti su una possibile fuga di notizie non significa necessariamente attribuire validità alle notizie che sono state diffuse. Anche la diffusione di una notizia parziale o inesatta rende ipotizzabile che vengano disposti accertamenti in questo senso”.
Messineo ha così risposto all’ex sottosegretario Alfredo Mantovano che si era chiesto come potesse il procuratore valutare se aprire un’inchiesta sulla ricostruzione delle conversazioni intercettate tra l’ex ministro Nicola Mancino e il capo dello Stato, ”visto che lo stesso magistrato aveva detto che quanto pubblicato sul settimanale non risponde al vero”. ”Confermo che le anticipazioni non trovano corrispondenza con il contenuto delle telefonate intercettate ma ovviamente non intendo fornire particolari sugli elementi di difformità”.