Aiuto, se è una sala da gioco chiamate il “caposala”, se è un alveare impazzito chiamate l’ape regina, se è una corsia di ospedale chiamate gli infermieri. O gli assistenti sociali o l’analista o chi vi pare: qui si stanno dando i numeri. L’ultima sparata con voce soave è quella del ministro Prestigiacomo: “So che viene invocata, sarebbe una bellissima novità”. Novità per cosa, ministro? E, di grazia, chi “invoca” chi e per che cosa? Ma su, come si fa a non saperlo, a non aver sentito le “invocazioni”? La “invocata”, perché di una donna si tratta, è Marina Berlusconi, la figlia di Silvio. Invocata perché prenda davvero il posto del padre alla guida di Mediaset? Che sciocchezza, non di questo si tratta, ma non li leggete i giornali, anzi “Il Giornale”? Veramente no, nella sua ultima “telefonata al paese” papà Berlusconi aveva detto di non farlo. Ma per “Il Giornale” bisognava fare un’eccezione, almeno secondo il ministro Prestigiacomo. Fatta l’eccezione, si sarebbe potuto apprendere, parola di Allesandro Sallusti che proprio lontano da casa Berlusconi non è, che: “Dopo Silvio c’è solo Marina”. Dove, in casa, negli affetti, in tv? No, a Palazzo Chigi, a fare il capo del governo. Dunque eccolo, anzi eccola la candidata premier: la figlia di Silvio.
Improvvisamente una battuta acida di Italo Bocchino, una battuta di solo qualche giorno fa, una roba che sembrava solo fumo e fumogeno polemico, si veste di carne e ossa. Il “paradosso Bocchino” recitava: “Berlusconi pensa di aver costruito Palazzo Chigi per lasciarlo in eredità a Marina o Pier Silvio”. Paradosso, iperbole. Anzi no, Bocchino qualcosa doveva aver orecchiato: Marina premier non è una barzelletta di Silvio e neanche una barzelletta contro Silvio. Ne parlano, ne dicono. E Giulietti, deputato dell’opposizione si allarma: “Sarebbe una perfetta successione alla coreana”. In tempi normali uno pensa che Giulietti sia un super eccitato da calmare con il valium. Ma poi uno ci ripensa e dice: proprio sicuri che è Giulietti quello che esagera? L’ha detto un ministro che la “invocano”. Per chi non si sa, ma di sicuro si sa che è l’ora degli infermieri.
E altro autorevole ministro aveva appena finito di regalare al paese il suo sillogismo: Ferrari che perde il Mondiale F1, Montezemolo che mostra la sua inaffidabilità politica. Principio secondo il quale se il Milan non vince lo scudetto o va fuori dalla Champions, allora è dimostrata l’inadeguatezza di Berlusconi a governare. Se non ce la fanno Fini, Casini, Bersani e compagnia a far dimettere Berlusconi da premier entro l’anno, l’anno prossimo il pericolo viene da Benitez e Del Neri. E il miglior sostegno a Berlusconi premier non è Bossi ma Allegri. Un bicchiere di troppo per Calderoli, in fondo era domenica quando ha parlato così e dalle parti del Nord fa già un discreto freddo. No, il “dibattito” è subito partito in tv e nelle sedi politiche e aziendali: la Lega contro la Ferrari, la Ferrari contro la Lega. Uno pensa che stia scappando a tutti la frizione e invece sono tutti saldamente alla guida. Il Pdl alla ricerca del candidato del futuro prossimo, “non subito” ha precisato la Prestigiacomo “prima ci vogliono le elezioni”. Se papà Silvio va al Quirinale qualcuno a Palazzo Chigi ci dovrà pure andare. Non Renzo Bossi che pure accompagna papà Umberto ad ogni vertice di governo. Ma Marina sì, questa sì che è un’idea. E che dire di una cronaca di un telegiornale domenica sera, recitava così: “Non è un mistero che nei palazzi politici del centro destra si sia guardato con apprensione all’ultimo Gran Premio, se Alonso diventava campione, Montezemolo avrebbe potuto rivendere in politica il suo successo planetario…”. Sì, gli infermieri, anche se forse è già troppo tardi.
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