ROMA – “Non voglio che si torni a listini bloccati a livello nazionale, sennò le liste saranno piene di Minetti da una parte e di Minetti dall’altra”. A sostenerlo è stato l’azzurro Roberto Formigoni, ora esponente del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano.
Intervistato da Agorà su RaiTre, poco prima che Matteo Renzi incassasse il sì del suo partito alla proposta di riforma elettorale pattuita con Berlusconi, Formigoni ha detto:
“L’incontro di sabato è stata una bellissima operazione mediatica per Berlusconi, che ha dissimulato l’ennesima marcia indietro del Cavaliere. Fino a un mese fa il Pd era il suo carnefice, ci davano dei traditori perché dialogavamo col Pd. All’improvviso lui si sveglia, va nella sede del Pd e fa baci e abbracci col nemico storico. E’ l’ennesima dimostrazione che noi indichiamo la strada. Poi se andiamo a vedere il contenuto, sabato è uscito fuori davvero poco di nuovo. Il premio di maggioranza è identico al Porcellum”.
Quindi Formigoni rilancia quindi “il modello del sindaco d’Italia:
“Ma una soluzione condivisa è necessaria. Siamo pronti a discutere sulla base indicata da Renzi e condivisa da Berlusconi. Abbiamo però – ammonisce – tre perplessità. Il premio di maggioranza così, com’è è eccessivo. Bisogna salire al 42-43%. Lo sbarramento deve essere poi al 4-5%. La terza è la più radicale. Gli elettori si troveranno davanti una lista più breve, ma sempre nomi scelti dai partiti. L’elettore dovrà prendere il pacchetto completo. La nostra proposta è quella del voto di preferenza, dando ai cittadini la possibilità di scegliere. Altrimenti saranno sempre le preferite del capo a trovar posto nella lista”.
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