ROMA – Il baciamano di Silvio Berlusconi a Gheddafi? Per Ignazio La Russa ce lo potevamo risparmiare ma il fine ha giustificato i mezzi. Il ministro della Difesa risponde così a chi gli chiede conto delle “riverenze” con cui è stato omaggiato il leader libico da Silvio Berlusconi.
“Sì – dice La Russa – potevamo non baciargli l’anello, figuriamoci se io volevo fare i salamelecchi a lui. Ma quelle erano solo modalità per ottenere un risultato e Berlusconi ha una capacità unica di adattare i propri atteggiamenti al risultato che si prefigge. L’obiettivo valeva bene una parata o un applauso”.
Sì, gli fanno notare, ma all’inizio della crisi lo stesso Berlusconi ha detto di non avere chiamato Gheddafi per non disturbarlo… “Capisco Berlusconi – ha detto il ministro -, ma io ho subito commentato dicendo che era sbagliato e che io non avrei usato il termine “disturbare”.
Il ministro ha commentato anche l’accondiscendenza mostrata dal governo nei confronti di Gheddafi, accolto in Italia con tutti gli onori a suggello del Trattato di amicizia tra i due Paesi. Forse, è stato fatto notare all’esponente dell’esecutivo, Gheddafi ha considerato l’Italia un partner privilegiato grazie ai soldi che gli sono stati elargiti dal nostro governo. “Certo – ha detto La Russa -, ma con una differenza: prima davamo soldi in cambio di niente, finalmente glieli diamo in cambio di qualcosa. Ovvero la possibilità di controllare il flusso migratorio che stava diventando imponente. Per la prima volta abbiamo avuto un rapporto utile per l’Italia. Non finalizzato al futuro, ma al presente, al blocco del flusso di immigrati che è un problema già esistente”.
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