ROMA, 29 GEN – Dopo la mozione bipartisan di venerdi' scorso votata in Senato, il Parlamento torna sulla Tobin tax, cioe' la tassa sulle transazioni finanziarie che avrebbe l'effetto di frenare la speculazione: la commissione Finanze della Camera iniziera' infatti giovedi' l'esame di alcuni disegni di legge che introducono in Italia questo provvedimento, che da lunedi' sara' al centro dell'Agenda del vertice europeo.
Dopo l'apertura alla Tobin Tax, lunedi' scorso, da parte della presidente del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, e il nuovo no del premier inglese David Cameron, che l'ha definita ''una follia'', il tema e' sempre al centro del dibattito tra i paesi dell'Ue.
La commissione guidata da Barroso ha contestato la tesi inglese, secondo cui questa imposta provocherebbe una fuga di capitali: anzi, essa darebbe in piu' un introito di 57 miliardi annui, che potrebbero essere usati per la crescita o per tagliare i debiti. Il che poi e' la proposta avanzata per primo da Vincenzo Visco.
Certo, occorrerebbe pero' che essa fosse applicata da tutti i Paesi dell'Ue. E infatti venerdi' la mozione approvata in Parlamento da Pdl, Pd e Terzo Polo invita il governo Monti a'' far si' che al summit di Bruxelles si arrivi con ''una intesa globale'' per applicarla a tutte l'Ue e poi successivamente allargarla a tutti i mercati.
Ma il parlamento italiano sembra volersi portare avanti con i ''compiti''. Giovedi' la commissione Finanze iniziera' l'esame di tre ddl che propongono proprio la Tobin Tax per lo meno in Italia. La prima fu proposta dal deputato Pd Ivano Miglioli, nel 2010; segui' una proposta di 15 onorevoli di tutti i gruppi (primo firmatario Andrea Sarubbi); infine, nel maggio 2011 anche Pier Luigi Bersani e i vertici del Pd ne hanno depositata una propria.
I tre testi, su cui il relatore sara' Cosimo Ventucci (Pdl), differiscono su pochi aspetti. Il ddl di Miglioli propone una aliquota dello 0,1% che potrebbe salire se l'Ue ne decide una superiore, o quando ci sono periodi di turbolenza speculativa. Il ddl di Sarubbi e quello di Bersani propongono una imposta dello 0,05%. L'introito dovrebbe essere usato, per rimpinguare i fondi per la cooperazione, mentre il ddl Bersani prevede che una parte vada ad alleggerire il debito pubblico ''fino all'avvenuta istituzione di un'agenzia europea dei debiti sovrani''.