ROMA – Laura Boldrini e Pietro Grasso sono i candidati di Camera e Senato di Sel e Pd annunciati da Pier Luigi Bersani la mattina del 16 marzo. Loro potrebbero essere i prossimi presidenti delle due Camere. Ma se un Pd isolato può farcela in Parlamento, potrebbe non ottenere il governo, avvisa Stefano Folli su il Sole 24 Ore.
Folli sul Sole 24 Ore scrive che Bersani avrebbe preferito di certo cedere le Camere per non mostrarsi “arrogante”. Camere offerte magari agli esponenti del Movimento 5 Stelle e nel 15 marzo a Mario Monti. Ma saltate le concessioni non gli resta che proporre i suoi nomi. E Bersani sceglie Boldrini, di Sel, e il magistrato antimafia Grasso. Folli scrive:
“Si torna di nuovo al punto di partenza. L’isolamento del Pd significa che entrambe le Camere finiranno a suoi esponenti: Finocchiaro e Franceschini. Ma non sarebbe una buona notizia per Bersani che dovrebbe salire al Quirinale ammettendo che non c’è traccia di un possibile accordo a favore di un esecutivo politico. E quindi il bivio: o si lasciano a Napolitano i margini per tentare la via del «governo del presidente», visto che l’Italia ha bisogno di essere governata; oppure si tenta la forzatura verso elezioni immediate. Un azzardo eccessivo”.
Ma a regnare in queste elezioni e il caos e la confusione, come spiega Marcello Sorgi su La Stampa. Dopo una giornata di votazioni e fumate nere, quella del 15 marzo, si torna a votare nella giornata di sabato 16. Spuntano nomi, ma non quello di Anna Finocchiaro al Senato, voce che circolava nei corridoi di Palazzo Madama. Una partita complicata per il Pd, scrive Sorgi:
“Una partita così complicata – una specie di terremoto che prosegue per successivi smottamenti – ha nel Pd il suo epicentro. Il partito che ha la maggioranza assoluta alla Camera (grazie al premio elettorale del Porcellum) e quella relativa al Senato avrebbe potuto agevolmente puntare ad eleggere autonomamente due suoi esponenti, come forse alla fine dovrà fare. Ma forse anche per lasciarsi le mani più libere nella successiva corsa per il Quirinale, ha scelto legittimamente di confrontarsi e di allargare la ricerca di una soluzione condivisa. Puntando tuttavia sull’unico interlocutore – Grillo – che in tutte le salse gli aveva preannunciato un «no» pregiudiziale, e dando per scontato un alleato – Monti – che, pur consultato, non aveva dato alcuna disponibilità. Così facendo Bersani è andato a sbattere contro un primo e un secondo muro”.
La politica italiana “è complicata”, spiega Sorgi, e per il Pd non resta che attendere le votazioni con una sola certezza:
“Si sa, la politica italiana è complicata, e il passaggio dalla logica «militare», si fa per dire, delle coalizioni maggioritarie, a quella più tradizionale del proporzionale e della partitocrazia, non l’ha certo aiutata a migliorare. Ma un simile capolavoro, all’inaugurazione di una legislatura nata già zoppa, va oltre qualsiasi previsione. Comunque vada a finire, una sola cosa è certa: Grillo ringrazia. Alle prossime elezioni – non ci vorrà poi molto – in uno dei suoi spettacoli, gli basterà far rivedere il film di questa giornata per accrescere i suoi voti”.