MILANO – Macchinoni, soldi, appartamenti a Brescia e Milano: scrive ‘Il Corriere della Sera’ che secondo alcuni leghisti (e ora su questo faranno luce i magistrati che indagano sulla Lega) la sede della Lega Nord a via Bellerio era una sorta di “bancomat” di Renzo il ‘Trota’, secondogenito di Umberto Bossi. Tanto che una battuta ricorrente su di lui mentre entrava a via Bellerio era “Renzo? Starà andando al bancomat… “. A dirlo, come scrive ‘Il Corriere della Sera’, sono in tanti: Francesco Belsito, il tesoriere del Carroccio indagato e dimessosi, sarebbe stato solito fornire a Renzo tutto ciò che gli occorreva per fare una vita “agiata”. Secondo i magistrati, che lo mettono nero su bianco nel decreto di perquisizione, tra gli impieghi di denaro non contabilizzati della Lega Nord, appaiono anche i “costi della famiglia, intendendosi per tali gli esborsi effettuati per esigenze personali di famigliari del leader della Lega Nord”. Resta comunque il fatto che almeno al momento nessuno della famiglia di Bossi è indagato e che lo stesso Renzo ha categoricamente smentito di aver mai avuto soldi dalla Lega.
Ma sono anni che la base leghista rumoreggia sulle abitudini del ‘Trota’ e dice che da via Bellerio uscivano diversi soldi per le “spese” correnti di Renzo, come anche appartamenti a Brescia e a Milano e i macchinoni color argento con cui Renzo è solito presentarsi alle riunioni di partito facendo storcere non poco il naso agli altri militanti: “Ma dico io — tuonava nel 2010 un sindaco d’inossidabile fede padana — Se qualche anno fa Bossi avesse visto un dirigente qualunque della Lega presentarsi in quel modo, lo avrebbe scorticato vivo. E di fronte a tutti… “.
Ma il leader padano, come ricorda giustamente Marco Cremonesi sul ‘Corriere della Sera’, non ha un figlio soltanto. “Ecco allora – si legge sul Corriere – i racconti sulla tenuta acquistata per soddisfare la passione per l’agricoltura di Roberto Libertà Bossi a Brenta, a due passi dalla natia Gemonio, ecco le leggende sulla sede in Sardegna del Sin.pa, il sindacato padano presieduto da un’altra esponente del ‘cerchio magico’, Rosy Mauro. Sede che, giurano i malvagi, assomiglierebbe più a una residenza estiva che a una Camera del lavoro. Tutte malignità, certamente, così come le leggende sulle somme destinate a dare una mano al figlio numero uno del “Capo”, Riccardo, pilota di rally e frutto del primo matrimonio di Bossi con Gigliola Guidali. Eppure, una mano a Riccardo era già stata data: Francesco Speroni, fresco di elezione a Bruxelles, nel 1999 lo aveva assunto come assistente parlamentare“.
Renzo replica: “Mai preso soldi dalla Lega”. Renzo però subito smentisce: ”Sono sereno, non ho mai preso soldi dalla Lega, ne’ in campagna elettorale e neppure adesso da consigliere regionale”.
”Non e’ che l’amministratore ha sempre fatto quello che voleva, perche’ e’ sempre stato controllato, quindi non ci sono bilanci opachi: c’e’ un Consiglio Federale che e’ a conoscenza dei bilanci della Lega, anche di tutti i gruppi parlamentari e regionali”. Lo ha detto Renzo Bossi sull’inchiesta che ha coinvolto l’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito. ”C’e’ un consiglio Federale – ha sostenuto – e ci sono sempre stati i probiviri che hanno potere di controllo sull’amministratore della Lega”.