Anche i leghisti sperimentano il razzismo. Dopo aver usato per anni le espressioni “terroni” e “ladroni” per riferirsi rispettivamente a meridionali e romani, ora gli esponenti della Lega Nord si lamentano di subire disparità di trattamento e di vedersi limitata la propria libertà di espressione. Ironia della sorte, proprio nell’odiato Sud. La denuncia è del Movimento giovani padani che, non sopportando più questa situazione, ha deciso di scrivere al vicino ministro dell’Interno Roberto Maroni.
«È in atto a Napoli una vergognosa e inaccettabile discriminazione nei confronti di militanti ed elettori della Lega Nord. Un’azione dalla chiara matrice politica e che certe sciagurate affermazioni non fanno che alimentare nelle più rischiose derive. Al di là della dubbia legalità di certe azioni propagandistiche che vorrebbero i leghisti non graditi in certi negozi di Napoli, si sta alimentando un clima di tensione e di soppressione della libertà di espressione che merita l’attenzione del ministro dell’Interno. Per questo abbiamo deciso di presentare un’interrogazione al ministro Maroni».
Il coordinatore federale del Movimento giovani padani, Paolo Grimoldi, non ha digerito i cartelli esposti in alcuni negozi di Napoli che non ammettono negli esercizi commerciali la clientela leghista. «Se certi cartelli fossero apparsi in Padania, prendendo come scusa le continue battute dell’intelligenza napoletana contro il Nord (basti citare Pino Daniele) sarebbe successo il finimondo. Se invece il razzismo parla napoletano non solo va bene, ma trova anche l’appoggio incauto di certi politici che, invitando a “reagire con forza”, rischiano di alimentare le derive più pericolose di questa sconcertante campagna discriminatoria», conclude Grimoldi.
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