MILANO – Fondi all’estero, faide interne e talpe sulle inchieste. E’ la versione raccontata ai pm dall’ex tesoriere della Lega, Francesco Belsito, a un anno di distanza dallo “scoppio” dello scandalo sull’uso dei fondi del Carroccio che ha travolto, in particolare, Umberto Bossi e la sua famiglia. Belsito, in carcere dallo scorso 24 marzo, ha rivelato ai magistrati ogni cosa: le informazioni sottobanco su indagini ancora segrete per aggirare i controlli, soldi che fluivano dal Carroccio al Movimento per le Autonomia di Raffaele Lombardo, i rapporti con gli imprenditori. Pagine e pagine di verbali, di cui il Corriere della Sera pubblica alcuni stralci.
LE TALPE – “Sapevano che arrivavano le perquisizioni prima – ha raccontato Belsito ai magistrati il 13 marzo scorso – e hanno cambiato le targhe delle stanze dove c’era la contabilità con i nomi dei deputati e dei senatori”. Belsito però ha detto di non conoscere l’identità delle cosiddette talpe. “Non so chi li aveva avvertiti. Ma sapevano benissimo, perché io ho avuto un bisticcio con Castelli e lui mi ha detto: ‘ci sono tre procure che indagano’. […] Io gli ho detto: ‘Ma sei un cartomante? O fai parte anche tu del sistema? Come fai a sapere?”. Era il mese di febbraio, quando trattavamo il rientro dei soldi, lui voleva le mie dimissioni e aveva detto che c’erano… Io gli ho risposto e gli ho detto, ma sei un cartomante? O fai parte anche tu del sistema? Come fai a sapere? Perché tre Procure non una, non due? Eravamo nella stanza di Bossi alla Camera… e le giuro che sono incazzato, mi sono alzato e gli ho detto “tu sei un grandissimo pezzo di m…”. Bossi mi richiedeva le dimissioni perché c’erano tre Procure che indagavano: “Se tu vuoi bene al partito”. Gli ho detto, ma perché io mi devo dimettere scusami?”.
Lo stesso “giochetto”, come lo ha definito Belsito, si verificò poi durante la perquisizione per le quote latte.
Pm: “Lei ha capito Castelli attraverso chi l’aveva saputo?”.
Belsito: “No. So che era un periodo che si vedevano tutti di nascosto. I vari dirigenti del partito, che potevano essere Calderoli, Maroni, Castelli, lo stesso Stiffoni. Io sono andato a cena con Stiffoni una sera dove lui mi pregava di dare le dimissioni. Io le posso giurare, lo chieda a Bossi, io andavo da lui, a casa sua o in ufficio e gli dicevo: “Se vuoi le mie dimissioni, io non ho problemi a dartele. Però ricordati che tutti questi soggetti che sono qua, sono tutte delle persone veramente scorrette. Perché davanti ti fanno un gioco e dietro ne fanno un altro”.
LA FAIDA INTERNA – “Avvisai Bossi che c’era una raccolta fondi. Lettere anonime, dove dove determinati esponenti, importanti imprenditori stavano foraggiando l’iniziativa del Nord. In queste cene con l’imprenditoria, Roberto Cota, Roberto Maroni e Luca Zaia incontrarono soggetti di livello nazionale”.
L’obiettivo, stando alla versione di Belsito, era di “costituire una fondazione“. Si stava formando una fronda, racconta Belsito, un soggetto autonomo all’interno del Carroccio.
“Tanto che era quella la preoccupazione di Bossi: se rompiamo dobbiamo essere in grado di fare campagna elettorale. Ed ecco lì il motivo del Fondo. Lo spostamento del denaro in Tanzania. Lui voleva un tesoretto“.
BONIFICI AL MPA DI LOMBARDO – Circa la strana alleanza tra la Lega e il partito dell’ex presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, Belsito spiega:
Belsito: “Loro erano alleati. Io ad esempio quando ho seguito la contabilità diretta, mandavo ogni anno a Lombardo un bonifico perché il Mpa era in coalizione, così mi era stato detto, con la Lega. Una quota parte del rimborso elettorale. Erano rapporti che aveva Calderoli“.
Pm: “Ma erano portati all’ordine del giorno, questi argomenti, in sede di Consiglio federale?”.
Belsito: “Sull’alleanza di Lombardo indubbiamente sì. Su strategie interne, ripeto, ognuno di noi aveva un ruolo. Lombardo si appoggiava sempre a Berlusconi. So che quando hanno rotto, il suo tesoriere era venuto, questo onorevole siciliano a batter cassa. Io l’ordine che avevo era di non dargli più niente, perché si erano separati con la Lega”.
Pm: “Cioè, la Lega finanziava il Mpa?”.
Belsito: “Finanziava perché nella campagna elettorale avevano fatto l’accordo. In prima battuta Calderoli mi aveva detto di non dargli più niente e di prender tempo. E poi invece mi aveva convocato, ha detto no, devi pagare, bisogna pagare. Ed io naturalmente l’ho fatto. Quando parlo di pagamenti, sono pagamenti ufficiali, quindi bonifici”.
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