ROMA – Legge elettorale nuova. Sì, forse subito, ma solo alla Camera. Arriva l’accordo, il nuovo accordo, tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. E l’accordo, in modo diverso sembra fare tutti contenti. Perché se Silvio Berlusconi si dice “deluso” resta il fatto centrale: quello del suo sì all’emendamento che elimina il Senato dall’Italicum. Matteo Renzi, invece, dalla Tunisia rilancia: “Non capisco le polemiche, entro venerdì vedremo se avremo questa legge”. Quanto al Senato, per il premier, si tratta solo di far capire agli italiani che “non voteranno più per il Senato”.
Nel giorno in cui l’Italicum arriva alla Camera e si discute delle prime votazioni, le trattative partono in mattinata. Da una parte del tavolo c’è Renzi, dall’altra siedono Denis Verdini e Gianni Letta. In mezzo c’è la legge che deve diventare tale, tra resistenze di minoranza Pd e Ncd. Renzi definisce l’italicum “irreversibile” e propone che si voti subito ma che diventi legge vera, pubblicata in Gazzetta Ufficiale tra 18 mesi.
Berlusconi non ci sta. Rivendica e difende un accordo già raggiunto, parla di patto non rispettato. Ma non fa saltare il banco della trattativa. Riunisce i tuoi e cede sul “piano B”, ovvero sull’emendamento del Pd D’Attorre, quello che chiede che la nuova legge diventi tale solo alla Camera. Berlusconi, una volta tanto, nel cedere non è tenero con Renzi:
“Prendiamo atto con grave disappunto della difficoltà del Presidente del Consiglio di garantire il sostegno della sua maggioranza agli accordi pubblicamente realizzati. Come ulteriore atto di collaborazione, nell’interesse del Paese, a un percorso riformatore verso un limpido bipolarismo e un ammodernamento dell’assetto istituzionale, manifestiamo la nostra disponibilità ad una soluzione ragionevole che, nel disegnare la nuova legge elettorale, ne limiti l’efficacia alla sola Camera dei Deputati, accettando lo spirito dell’emendamento 2.3”
Per un Berlusconi che dice sì e si affretta a dirsi deluso ci sono tutti gli altri che invece brindano, o quasi. Alfano twitta un “avanti tutta” polemico proprio con Berlusconi. Soddisfazione, ovviamente, anche da quella minoranza Pd che l’Italicum sembra averlo digerito proprio poco. Uno su tutti, Roberto Speranza che spiega come l’Italicum
“funziona con un sistema monocamerale e ha senso solo come primo passo per le riforme. Occorre legare la legge elettorale con le altre riforme. Non ci serve una legge elettorale per andare a votare tra tre mesi, sarebbe un segnale di resa della politica”.
Matteo Renzi, in tutto questo, sembra quasi disinteressato: “Il fatto che il Senato abbia o meno una norma elettorale è secondario“. Perché, è il senso, per il Senato non si voterà più, verrà abolito prima. Il premier ci crede. Viste le difficoltà dei primi passi, però, qualche dubbio è lecito.