ROMA – La prossima settimana la Camera voterà in prima lettura la legge elettorale. Dopo lo stop per la crisi di governo, nel pomeriggio di martedì 4 marzo nell’Aula di Montecitorio prenderanno il via le oltre duecento votazioni, che potranno essere a scrutinio segreto, sugli emendamenti al testo. Ma, grazie ai tempi contingentati, si dovrebbe riuscire a concludere giovedì e incassare in settimana il primo via libera al testo.
A pochi giorni dal voto, però, restano ancora questioni aperte. E contribuiscono ad agitare le acque le simulazioni sulla distribuzione dei seggi effettuate, su mandato della commissione, dagli uffici di Montecitorio. Perché certificano che se nel 2013 si fosse votato con l’Italicum sarebbero entrati in Parlamento solo Pd, Pdl, Sc e M5S (con un piccolo spazio di 4 seggi alle minoranze linguistiche).
Tutti gli altri partiti, anche quelli in coalizione come Sel, Lega e Udc, sarebbero rimasti fuori, ‘regalando’ il loro voto ai partiti più grandi. Ma non solo. I partiti minori che superassero lo sbarramento (nella simulazione, Sc), soffrirebbero un’assegnazione dei deputati eletti in ciascuna circoscrizione sulla base di un criterio in larga parte casuale.
Rischierebbe insomma di passare il candidato di un collegio dove il partito ha avuto meno voti e restare al palo il collega più votato. Perciò Ncd ha ottenuto di riaprire il termine per gli emendamenti (scade il 3 alle 12) e si prepara a presentare delle proposte di modifica, tra cui una per correggere il sistema “dimensionandolo meglio”: aumentare, sia pur di poco, le circoscrizioni e ridurre i 148 collegi.
Se il tema del cosiddetto ‘algoritmo’ dei collegi è tecnico, altri nodi politici restano sul tavolo. Restano ancora da definire con esattezza gli emendamenti su candidature multiple e ‘salva Lega’ frutto dell’accordo Pd-FI-Ncd. Ma soprattutto, si deve risolvere la questione dell’ormai noto emendamento Lauricella che chiede di legare l’entrata in vigore della legge elettorale alla riforma costituzionale del Senato, per la quale occorrono tempi più lunghi.
FI resta contraria, ma Ncd e la minoranza del Pd confidano di riuscire a ottenere il via libera di Renzi, per il quale hanno insistito nelle consultazioni, se non questa settimana alla Camera, in seconda lettura al Senato.
“C’è una nuova maggioranza che si è rinsaldata. Ci sono le condizioni per vedere quanto è possibile spingere in avanti l’accordo”, osserva il bersaniano Alfredo D’Attorre, che conferma che la minoranza Pd, oltre che sull’emendamento Lauricella, insisterà sul superamento delle liste bloccate e sulla questione della rappresentanza di genere. Su un tema come le riforme bisogna stare attenti a “evitare il formarsi di doppie maggioranze”, afferma anche un gruppo di senatori dem. Lunedì il Pd dovrebbe definire la strategia per l’Aula in un’assemblea alla Camera.
Ma il testo dell’Italicum, fatta salva l’incognita del lodo Lauricella, a Montecitorio potrebbe passare così come definito dall’accordo tra Renzi e Berlusconi.
Al Senato ci potrebbero essere maggiori margini per modificarlo, vista anche la diversa composizione dei gruppi parlamentari. Ma i piccoli partiti restano sul piede di guerra. Non solo Ncd spinge per alcune modifiche (continua il pressing su Renzi per il ‘Lauricella’), ma anche i centristi.
E la Lega rispolvera la richiesta di rispedire il testo in commissione, dopo che i questori della Camera hanno stabilito che ad alcuni deputati, per la protesta M5S, è stato impedito di votare il testo base. “Quel voto è da rifare”, sostengono i leghisti..
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