Lo scudo per Silvio Berlusconi sarà “retroattivo”, in Commissione al Senato è arrivato il sì al nuovo Lodo Alfano, con l’ok dei finiani. La commissione Affari costituzionali ha approvato con 15 voti a favore e 7 contrari l’emendamento del relatore Carlo Vizzini al lodo Alfano in base al quale ”i processi nei confronti del presidente della Repubblica o del presidente del Consiglio, anche relativi a fatti antecedenti l’assunzione della carica, possono essere sospesi con deliberazione parlamentare”.
Hanno votato a favore 13 senatori del Pdl e Lega più il senatore finiano Maurizio Saia. “Porteremo presto il lodo Alfano in aula al Senato”, ha detto il capogruppo dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri. Alla domanda se l’aula del Senato voterà il ddl costituzionale contenente il lodo Alfano in prima lettura a novembre, Gasparri ha risposto: “Vedremo. Prima ci sarà da fare qualche seduta notturna in Commissione”.
L’opposizione ha detto che con questo emendamento si è creato “un mostro giuridico”.
Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ha parlato parla di provvedimento “vergognoso. Viaggiamo ai limiti dell’assurdo. È indecoroso e vergognoso pensare di procedere ad una assoluzione per via parlamentare. Faremo barriera con tutte le forze che abbiamo”.
Sulla stessa linea il capogruppo del Pd, Dario Franceschini: “Non ci stupisce, la norma era fatta per quello. È una vergogna, ora devono spiegare”. Durissimo anche Antonio Di Pietro, leader Idv: ”Oggi è stata smascherata anche il finto ritorno alla legalità di Fli che al primo passaggio vero si è autosmascherato andando ad appoggiare una norma che garantisce l’impunità al premier”. Poi ancora: ”Siamo alla caduta della democrazia e dello stato di diritto. Facciamo un ultimo appello a Fini perché in Aula dica ai suoi parlamentari di non cedere al ricatto”. In ogni caso, ha aggiunto ”saranno i cittadini ad assumersi la responsabilità di decidere se intendono vivere in un paese democratico o in un regime perche’ l’Idv ha raccolto milioni di firme per il referendum confermativo”.
”Così si prepara la strada dell’immunità per Berlusconi se andrà al Quirinale”. Così si è espresso il senatore dell’ Idv, Francesco Pancho Pardi. ”Dopo l’approvazione dell’altro emendamento Vizzini, che equipara presidente della Repubblica e presidente del Consiglio nell’esigenza dello scudo e che lo allarga anche ai reati extrafunzionali, il quadro è completo. Resta pienamente valida la domanda che ho posto tempo fa in Aula rivolgendomi al premier, e cioè , lei vuole l’immunità per andare al Quirinale o andare al Quirinale per l’immunità?”.
Molto critico anche il commento della senatrice Pd, Silvia Della Monica: ”Non si è mai vista una Costituzione che stabilisca come anche chi è sottoposto a procedimento penale possa diventare presidente del Consiglio o presidente della Repubblica. In questo modo anche chi è agli arresti domiciliari o in carcere potrà candidarsi al Colle o a Palazzo Chigi”. L’osservazione della senatrice Della Monica nasce dal fatto, ritenuto ‘mostruoso’ dall’opposizione, che la sospensione dei processi non blocca le indagini. ‘‘Paradossalmente, essendo sospeso il processo e non le indagini con la relativa possibile custodia cautelare, potremo correre il rischio di avere un capo dello Stato o un capo di governo eletto mentre è agli arresti domiciliari”.
”Siamo al golpe. Gli interessi del premier sbrandellano la giustizia in Italia e cancellano l’uguaglianza davanti alla legge”, ha detto invece Alessandro Pignatiello, coordinatore della segreteria nazionale del PdCI-FdS.
”L’emendamento approvato in Commissione Affari costituzionali, in base al quale i processi nei confronti del presidente della Repubblica o del presidente del Consiglio, anche relativi a fatti antecedenti l’assunzione della carica, possono essere sospesi con deliberazione parlamentare, è un atto di sopruso inaccettabile. Vergogna, vergogna e ancora vergogna”, ha aggiunto Pignatiello.
Nemmeno al leader Udc piace la scelta della retroattività, ma il partito centrista non porrà veti: ”Penso che sia una scelta sbagliata”, ha detto Pier Ferdinando Casini.
”Anche se gli scudi per le Alte cariche, in tutti i Paesi, sono funzionali, cioè connessi temporalmente e sostanzialmente all’incarico, l’anomalia italiana giustifica una soluzione ‘sui generis”, ha aggiunto Casini. ”Si tratta appunto di un’anomalia e quindi la retroattività è un errore ma non metteremo veti sul Lodo Alfano, perché la nostra intenzione è di dare un segnale di stabilità e tentare di rimuovere il macigno dei processi del premier una volta per tutte, rispetto alle più urgenti questioni della giustizia che riguardano tutti gli italiani. E’ necessario contribuire alla serenità istituzionale e per questo motivo l’Udc al Senato si asterrà sul provvedimento”, ha concluso il leader Udc.
LE REAZIONI DEI FINIANI La presidente della commissione Giustizia della Camera, la finiana Giulia Bongiorno ha confermato convinta il sì dei finiani alla retroattività dei processi. ”Non condivido affatto le polemiche sulla retroattività del lodo Alfano. Ed infatti, la finalità del cosiddetto lodo Alfano costituzionale è quella di salvaguardare la serenità nello svolgimento delle funzioni da parte delle alte cariche dello Stato che, ovviamente, potrebbe essere compromessa nel caso in cui non venissero sospesi processi per fatti antecedenti all’assunzione della carica”.
”Le polemiche scoppiate ora sul lodo Alfano non sono fondate e non sono condivisibili. Chi ha seguito i lavori del lodo Alfano, sia costituzionale, sia incostituzionale, sa bene quale sia la ratio del lodo”, ha successivamente detto Bongiorno, nel commentare le critiche alla norma del ddl che prevede l’applicabilità dello scudo ai processi cominciati prima del conferimento del mandato.
”E la ratio del lodo Alfano è quella di tutelare la serenità della funzione, così come spiegato dalla Corte costituzionale. il che significa che la sospensione dovrà avere ad oggetto anche i fatti precedenti all’assunzione della funzione”. ”Queste polemiche non sono condivisibili perché è la ratio del provvedimento che impone questo tipo di sistema”.
IL QUIRINALE Dal Quirinale è arrivata una nota: “A proposito della proposta di legge costituzionale sulla disciplina dei processi nei confronti delle alte cariche dello Stato in discussione alla I Commissione del Senato della Repubblica. Al Quirinale si ribadisce, come già affermato il 7 luglio scorso, che la Presidenza della Repubblica resta sempre rigorosamente estranea alla discussione, nell’una e nell’altra Camera, di qualunque proposta di legge e di sue singole norme, specialmente ove si tratti di proposte di natura costituzionale o di iniziativa parlamentare”.
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