ROMA – M5S candidati premier. Di Maio, mi scrive Picone (Paolo). Mi manda Picone era il titolo di un grazioso film, una commedia sull’Italia contemporanea e i suoi meccanismi di riconoscimento/accreditamento sociale. Mi manda Picone come forma e modo di dire diventò quasi lessico quotidiano. Mi manda Picone torma in mente quando si apprende del testo appena dato alle stampe sotto forma di libro-biografia autorizzata di Do Maio Luigi a firma Picone Paolo, suo compagno di scuola, amico nella vita e nelle idee e azioni politiche.
Si legge nel Di Maio chi? (redatto da Picone Paolo da Pomigliano d’Arco) che l’ancor bimbo Luigi Di Maio era “fin dalle elementari un alunno modello” e si portano testimonianze dei docenti che corredano e integrano l’affermazione. Alunno modello tanto che già alle medie gli viene affidata niente meno che la “cassa della classe”. Come si fa a non fidarsi, suggerisce l’autore, di uno cui già a dieci anni o poco più veniva affidata la cassa comune? E si quanto l’elettorato tutto, grillino in particolare, sia sensibile alle questioni di soldi.
Alunno modello alle elementari, nelle sue mani la cassa di classe alle medie e più in là nell’età entusiastici giudizi dei prof sulla materia preferita da Luigi, ovviamente la filosofia, a già intravedere la cura e lo studio della cosa pubblica. Res pubblica studiata da Luigi (racconta Picone? con passione e profitto. E res pubblica praticata a vantaggio di tutti fin dalla giovanissima età. Patto concepito, redatto e attuato tra il giovane Di Maio e i prof: niente più scioperi a scuola ma prof in sciopero e corteo quando si fanno, e si chiedono cose a vantaggio della scuola. Non la generica scuola italiana, no. Qui si intende proprio e solo la scuola dove andava Di Maio.
E qui il testo Picone davvero precorre e al tempo stesso illustra. Il pragmatismo della politica del giovane Di Maio. Moderato e radicale al tempo stesso. Capace di individuare un interesse e sostenerlo. Quello di scuola mia e per estensione e modello casa mia, strada mia…Eccolo l’annuncio del finalmente Avvento prossimo venturo, l’annunciazione alle genti: uno a capo del governo che si occupa di casa mia, proprio la mia, scuola mia, proprio la mia. Il sogno di ogni cittadino il cui perimetro di cittadinanza siano appunto i cavoli suoi.
Segue nella biografia la perla già nota dell’universitario Di Maio che va fuori corso e non si laurea sacrificando così una parte del suo futuro in nome del benessere collettivo, anzi niente meno che dell’onestà. Di Maio non fa esami e non si laurea perché, attesta, fosse andato a sostenere gli esami, lo avrebbero promosso perché vice presidente della Camera. Solo un animo vile e meschino può attardarsi sulla circostanza che a 31 anni forse qualche esame l’incorrotto e incorruttibile poteva darlo prima, magari dando una studiata prima di diventare vice presidente di Montecitorio.
Carica che gli viene riconosciuta come naturalmente dovuta quando pronuncia la frase che lascerà attoniti e ammirati i deputati, Di Maio annuncia: “Non chiamerò più onorevoli i parlamentari” e i parlamentari affascinati e atterriti gli tribunato l’onore della carica. Così almeno narra il Di Maio mi scrive Picone.
Che si dilunga e si arricchisce di particolari altamente probabili: l’adolescente Di Maio che legge e divora la Storia d’Italia di Montanelli e le biografie di Pertini (ma guarda un po’ che precoce e soprattutto equilibrata profondità). La vocazione giovanile a fare il poliziotto, il tutore dello Stato. Legge e ordine insomma. Anche. E finalmente la profezia che sta per compiersi, la profezia nella parabola del cameriere.
Scrive da Bruxelles un giovane cameriere italiano emigrato laggiù narra la profezia. Scrive che conta su Di Maio per tornare a casa, nella sua Italia finalmente liberata dalla Casta. E Di Maio scritto da Picone fa sapere che “O ce la faccio o, se fallisco, vengo anch’io a fare il lavapiatti a Bruxelles”. Un Messia dei poveri e diseredati che, se fallisce, torna tra poveri e diseredati. Ma nessuna paura, non può fallire. Se sbaglia, perde, rovina, fa un casino…sarà sempre per complotto e boicottaggio altrui. Come recitano il vecchio e nuovo testamento, la bibbia e i vangeli di M5S.
Comunque Di Maio, anche nella versione Picone, abita su questa terra, in questo mondo, in questo tempo. Magari truccato da angelo, ma è umano. O almeno umano nei tratti noti e notoriamente attribuiti alla “categoria”. Di una umanità tutta nuova e, diciamo così, particolare è uno dei candidati, si fa per dire, che i militanti M5S possono votare leader di partito e di governo al posto appunto di Di Maio.
Qui si narra (ma non è favola) di Gianmarco Novi. Che così si presenta in brevi parole: “Chi mangia carne è complice di una strage”. Quindi non uno che forse reca qualche danno alla sua salute, non uno che forse ha abitudini alimentari da moderare…No, chi mangia carne è per Gianmarco Novi un assassino, un nemico dell’umanità.
Ancora Novi candidato a premier: “I vaccini sono dannosi e collegati all’autismo”. E quindi medici e scienziati tutti bugiardi e corrotti.
E ancora il Novi: “Le Torri Gemelle, l’11 settembre un complotto”. Lui lo sa, chi non lo sa o è sciocco o è pagato.
Candidati premier M5S, non son certo tutti come il Novi Gianmarco. Ma, riprendendo e parafrasando antico sillogismo, non tutti gli uomini e donne che votano, tifano e stanno in M5S sono come Novi Gianmarco, ma tutti i Novi Gianmarco stanno comodi dentro M5S. Di Maio non è certo un Novi e viceversa, però sono lo stesso partito e se uno di loro diventa premier al governo va anche un po’ della cultura carnivori assassini, vaccini killer, 11 settembre inventato…