ROMA – M5S, il movimento orgogliosamente provvisto di “non statuto” deve guardarsi, in proposito dai relatori che in Parlamento stanno modificando la legge elettorale. In attesa che venga sciolto il nodo del premio di maggioranza, i deputati Malan (Pdl) e Bianco (Pd) hanno proposto un emendamento, ora in discussione, che obbliga i partiti a presentare “assieme ai contrassegni lo statuto”. Sembrerebbe una norma ad personam, in questo caso Beppe Grillo.
Un affronto per un movimento che non aspira a diventare partito e che disciplina la sua azione politica attraverso un Regolamento Nazionale simbolicamente denominato “non Statuto”. Già a fine maggio si discuteva della possibilità di negare i rimborsi elettorali, cioè il finanziamento indiretto ai partiti, alle liste che non avessero uno statuto ufficiale. D’altra parte, nel non statuto sta scritto che il movimento non diventerà mai un partito, meno che mai, aggiungiamo, un partito tradizionale.
Nella stessa commissione dove gli alambiccatori dei partiti cercano la formula magica della legge elettorale, è uscita anche una proposta che favorisce anche Grillo. Si vuole, cioè, abbassare la soglia di un ulteriore 50% del numero di firme da raccogliere nel caso non si abbia già una rappresentanza in Parlamento.
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