ROMA – Volano stracci, insulti di tutti i tipi. C’è chi grida “siete peggio dei fascisti” avendo ben cura di farsi sentire dai giornalisti, sbatte la porta e se ne va. Poi c’è chi piange e dice ce vuole tornare a casa. E ancora: c’è chi dice che ci saranno dimissioni, una decina. Se solo dal gruppo parlamentare o da qualcosa di più è presto per saperlo.
Sta di fatto che nel giorno in cui si decide online dell’espulsione dei 4 senatori dissidenti nel Movimento 5 Stelle scoppia una rivolta interna che ha il sapore, neppure troppo vago, della scissione. Su Luis Alberto Orellana, Lorenzo Battista, Fabrizio Bocchino e Francesco Campanella M5s, per la prima volta, sembra rischiare davvero la frattura.
Che giorno sarà lo si vede dal mattino, quando Beppe Grillo sul blog posta il comunicato che prelude alla votazione in rete.
A me dispiace, perché in fondo non c’è niente di drammatico, però non sono più in sintonia con il MoVimento: “fate alleanze … perché non ha fatto alleanze con Letta … perché non fate”. Tutte persone che sul palco quando c’ero io dicevano esattamente il contrario, dicevano: “a casa tutti”, facevano degli olà che fulminavano. Sono cambiati, si cambia, non è mica detto. Si terranno tutto lo stipendio, 20.000 euro al mese fanno comodo, capisco anche quello.
Ovvero un comunicato che non è tale ma che è una chiara indicazione di voto agli aventi diritto. Beppe Grillo chiede ai militanti di votare su persone che definisce “non in sintonia col Movimento” e pronte a tenersi tutti i 20mila euro dello stipendio.
I 4, come è ovvio non gradiscono. Affidano alla rete la loro replica, un video di pochi minuti messo su Youtube e sui rispettivi profili Facebook. Per ora, però, è quasi tutto normale. Come è quasi normale sentir dire a Orellana che “Grillo è un bugiardo”.
Il peggio, nella giornata di passione di M5s arriva poco dopo. Perché in Senato si riuniscono tutti, compresi i 4. E la situazione precipita. Perché i 4, a differenza di altre espulsioni, non sono soli. Secondo il Corriere ce ne sarebbero 30 pronti ad andarsene.
Trenta forse no. Ma di sicuro ce ne sono tra i 10 e i 12 che fanno spettacolo. Urla, insulti. Il simbolo della giornata M5s è Alessandra Bencini, che esce dal Senato con gli occhi gonfi di lacrime e dice: “Basta. Voglio tornare a casa, così non va”. Il resto è un susseguirsi di voci e di conte. a Sky Tg24 una senatrice M5s, Elena Fattori spiega che “dieci senatori si stanno dimettendo”. Per lei non si tratta di scissioni, ma di “defezioni”.
Ma di senatori pronti a lasciare ce ne sarebbero anche altri: Monica Casaletto e Cristina De Pietro e Maurizio Romani. I conti si faranno dopo. Resta il senso di una giornata fuori controllo. Le prime espulsioni, in M5s, sono state plebiscitarie e ben poche sono state le voci di dissenso. Oggi qualcosa sembra decisamente cambiato.