Manifesti elettorali abusivi: un “condono preventivo” e i partiti non pagano

Un manifesto abusivo

Un “condono preventivo” per poter attaccare liberamente manifesti elettorali abusivi senza sborsare quasi nulla. C’è anche questo tra gli emendamenti al decreto Milleproroghe in discussione in questi giorni al Senato. Una proposta che, se approvata, danneggerebbe non poco i Comuni e permetterebbe ai partiti che hanno imbrattato le città in luoghi non consentiti durante la campagna elettorale di cavarsela con un’ammenda da 1000 euro per ogni provincia dove sono stati compiuti gli abusi.

La proposta viene dalla Lega e dal Pdl e prevede che la sanatoria per chi affigge manifesti abusivi (quella precedente era stata approvata l’anno scorso per “coprire” le elezioni Europee) venga estesa fino al 31 maggio 2010. Le conseguenze sono semplici: i partiti potranno continuare con la politica delle affissioni “selvagge” fino a Regionali concluse e i Comuni non potranno rivalersi contro di loro per i danni.

Ad essere danneggiate, infatti, sono proprio le amministrazioni locali. Spiega il segretario radicale Marco Staderini che “ad ogni elezione nazionale, tra sanzioni per manifesti abusivi e spese di defissione i Comuni ci rimettono da 80 a 100 milioni”. Perché buona parte delle amministrazioni quei soldi li mettono a bilancio da prima e sono soldi che tra un condono e un altro non rientrano mai mentre le spese per ripulire i muri vanno sostenute lo stesso.

Se i conti di Staderini fossero esatti, visto che la sanatoria è una pratica sistematica da almeno quindici anni, i partiti avrebbero risparmiato circa un miliardo di euro, forse anche di più. Lo ammette anche il sottosegretario all’Economia Daniele Molgora secondo cui è “impossibile, sulla base dei dati che gli enti locali ci comunicano, determinare il minor introito derivante dalle violazioni in materia di affissioni”.

Altri Comuni, invece, una volta capito l’andazzo, sulle multe da “affissione selvaggia” hanno prudentemente scelto di non farci affidamento. Il reato in questione risale agli anni ’60 e fu depenalizzato nel 1994, l’anno della prima vittoria elettorale di Silvio Berlusconi. Nel 1996, con il centrosinistra al governo è arrivata la prima sanatoria: un milione di lire da restituire per ogni comune “sporcato”. Per non essere da meno il centrodestra ha approvato una nuova sanatoria nel 2001. Nel 2005 e ne è scattata un’altra. Unica pausa nel 2007 quando si decise, improvvisamente,  che a pagare doveva essere chi sporcava. Una svolta durata poco: nel 2008 è arrivata l’ennesima sanatoria e adesso, grazie all’ultimo emendamento, un nuovo balzo in avanti e problema risolto a priori grazie al “condono preventivo”.

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