ROMA – Renzi dovrà mettere a punto una manovra finanziaria in autunno, per una cifra che sfiorerà i 25 miliardi. Francesco Bei e Valentina Conte su Repubblica in un retroscena riportano voci vicine al presidente del Consiglio: a palazzo Chigi non si smentisce più l’ipotesi di una manovra, semmai si discute della quantità e della qualità della “Legge di Stabilità” che il governo ha intenzione, riferiscono Bei e Conte, di varare non a settembre, come fosse una manovrina di aggiustamento dei conti, ma ad ottobre, come una manovra con la M maiuscola che serva sì a non sforare il tetto del 3% deficit/Pil ma che contenga anche un piano triennale per i “Millegiorni” in cui l’Italia dovrebbe ricominciare a vedere la benedetta luce in fondo al tunnel.
Il dato del Pil, negativo nei primi due trimestri del 2014, costringono Renzi a correggere il tiro per non mettersi contro l’Europa. Soltanto a maggio, nel peggiore degli scenari, si pensava che avremmo chiuso l’anno con un deficit pari al 2,8% del Pil. Ma è stato lo stesso Renzi, nell’intervista al Financial Times in cui ha detto che le riforme da fare le decide il suo governo e non la Bce (leggi: Draghi), che ha parlato di un 2014 in cui l’Italia avrà un 2,9% di rapporto deficit/Pil.
Repubblica ha sentito quello che viene definito “un bersaniano inquieto”, l’ex viceministro dell’Economia Stefano Fassina:
«Chiuderemo l’anno con il segno meno e al 3% tra deficit e Pil», dice convinto. «E certo occorrerà una correzione dei conti di almeno 8-9 miliardi, tra lo 0,6 e lo 0,7% del Pil, da inserire in una manovra complessiva da 23-24 miliardi. Ma spero si tratti anche di una manovra espansiva. Qui c’è una stagnazione paurosa da affrontare».
Il Messaggero non si limita ai retroscena ma azzarda una previsione sulle misure che Renzi potrebbe infilare nella manovra. Scrive Michele Di Branco:
“Occhi puntati sulla rete di sussidi alle imprese che vanno razionalizzati e, soprattutto, sugli acquisti di beni e servizi da parte dello Stato. Questo capitolo della spesa pubblica, in gran parte governato dalla Consip, vale 132 miliardi l’anno e la task force del commissario Cottarelli ha previsto risparmi per 7,2 miliardi nel prossimo biennio. Ebbene in questo settore si ipotizzano, a regime, risparmi potenziali da 25 miliardi l’anno rispetto all’attuale montagna da 800 miliardi di spesa dello Stato. Nel mirino poi le municipalizzate con l’obiettivo di dimezzarle. Una sforbiciata più robusta di quanto previsto dal commissario Carlo Cottarelli e giudicata a portata di mano grazie al fatto che le centrali appaltanti (che oggi sono circa 30 mila) saranno polverizzate e ridotte al massimo a quota 40. Con un beneficio fortissimo, si spera, in termini di efficientamento degli acquisti. Questo non vuol dire che i risparmi aggiuntivi rispetto a quanto si ipotizza nel piano Cottarelli saranno realizzati subito, ma viene prefigurata la possibilità di incamerare, da subito, qualche risorsa in più rispetto ai 4,5 miliardi di euro messi in preventivo per il 2014.
In tre box vengono sintetizzati i principali punti di un’eventuale manovra. A partire dai tagli per 7,2 miliardi a ministeri ed enti locali:
“I risparmi previsti dal governo dalla riduzione delle spese per beni e servizi sono ambiziosi: 0,8 miliardi a fine 2014, 2,3 a fine 2015 e 7,2 a fine 2016. Gli acquisti effettuati su convenzioni Consip – si legge nella spending review – comporteranno in media un risparmio del 24 per cento. Previsto un cambiamento strutturale sui nuovi contratti con una drastica riduzione del numero delle centrali appaltanti (da 32 mila a un massimo di 400». Nei piani è prevista una sostanziosa accelerazione dei tempi di pagamento della Pa nei confronti delle imprese”.
Un’altra idea che potrebbe portare importanti risparmi è quella della fattura elettronica, grazie alla quale la pubblica amministrazione potrebbe tagliare di 2,5 miliardi le spese:
“Dalla riorganizzazione complessiva dei pagamenti sono previsti risparmi per un totale di 2,5 miliardi. Nel dettaglio dalla fatturazione elettronica 936 milioni, dai pagamenti elettronici 1.320 miliardi e dalla razionalizzazione Ced 300 milioni. Il risparmio derivante dalla razionalizzazione dei centri elaborazione dati (ced) si riferisce alla sola amministrazione centrale. Il risparmio sarebbe più alto se si concentrassero in circa 60 ced, gli attuali 11 mila ced di tutte le amministrazioni pubbliche”.
Sempre sul fronte dei tagli un robusto contributo dovrebbe arrivare non tanto dal taglio delle auto blu quanto dal taglio delle consulenze:
I tagli a consulenze e auto blu nel triennio dovrebbero fruttare 300 milioni di euro. La spesa complessiva per consulenze è stata di circa 1 miliardo nel 2012. Oltre ai tagli lineari già introdotti ci saranno limiti per tipo di amministrazione tra spesa per consulenze e redditi da lavoro dipendente. Sul fronte delle auto blu (incluse le cosiddette grigie) il commissario Cottarelli ha proposto di adottare un modello misto tedesco-inglese (auto solo al ministro più un massimo di 5 auto per amministrazione).
I commenti sono chiusi.