ROMA – Poltrone in 14 diverse società per Pier Luigi Boschi, padre del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. Una di queste poltrone era, ormai è cosa nota, all’interno di Banca Etruria, una delle quattro banche salvate dal crac da un intervento del governo Renzi (in cui la Boschi siede).
La “radiografia” alle posizioni ricoperte da Pier Luigi Boschi la fa Paolo Bracalini sul Giornale, che parla di “un piccolo groviglio di interessi famigliari” tra i Boschi e la Banca Etruria, in cui lavorava anche il fratello della ministra, Emanuele, dirigente del settore incagli (i prestiti in sofferenza). Scrive Bracalini:
“Vicepresidente della banca e azionista della banca stessa, una prassi normalissima se l’interessato non fosse anche il padre di un ministro e la banca in questione non fosse andata in rovina, mandando in fumo gli investimenti dei piccoli risparmiatori dopo il decreto del governo Renzi, dove siede la figlia.
(…) Pier Luigi Boschi, il padre del ministro per i Rapporti con il Parlamento, così come gli altri parenti «entro il secondo grado» di Maria Elena Boschi, non hanno acconsentito nel 2014 alla pubblicazione della propria posizione patrimoniale, come previsto (senza obbligo per i famigliari) dalle norme sulla trasparenza dei membri del governo. Per fare un po’ di chiarezza sulla sua posizione, dunque, bisogna scartabellare le relazioni ufficiali della banca e i prospetti della Consob.
Da una relazione all’assemblea dei soci del maggio 2014 veniamo a sapere che nel 2013 Boschi senior, ancora solo consigliere di amministrazione e membro del comitato esecutivo dell’Etruria (verrà promosso vicepresidente l’anno dopo) prende uno stipendio di 71.466 euro niente rispetto ai 638mila euro del direttore generale della banca, Luca Bronchi – e risulta proprietario di 9.563 azioni della banca.
(…) Cosa sia successo a quelle azioni dal 2014 in poi, tra il clamoroso boom del titolo in Borsa dopo il decreto sulle popolari e il commissariamento, non emerge né dalla banca, né dalla Consob né tantomeno da casa Boschi che su questa vicenda ha preferito tenere il massimo riserbo.
Quel che invece si ritrova nelle tabelle della Commissione è un prospetto che alimenta altri interrogativi. Si tratta di una serie di informazioni che una banca, in caso di emissione di obbligazioni, è tenuta a comunicare alla Consob, e riguarda tra l’altro anche gli incarichi degli amministratori dell’istituto in altre società esterne alla banca. La lista delle «poltrone» occupate da papà Boschi contempla quattordici voci diverse: tre presidenze di cda (società agricole e coop), due vicepresidenze e poi incarichi da consigliere in altre sette società, dal Consorzio Vino Chianti alla Società Immobiliare Casa Bianca fino a Progetto Toscana Srl.
La domanda la pone l‘economista Riccardo Puglisi, responsabile economico di Italia Unica: «Dalla Banca d’Italia sarebbe opportuno conoscere l’ammontare di fidi che l’Etruria ha concesso a queste società in cui Pier Luigi Boschi ha cariche amministrative». Anche perché secondo gli ispettori di Bankitalia, «13 amministratori e 5 sindaci hanno interessi in n. 198 posizioni di fido, per un importo totale accordato, al 30-09-2014, di circa 185 milioni di euro». Tradotto significa che in media ogni amministratore ha interessi in più di dieci finanziamenti concessi dalla banca. Papà Boschi, con i suoi quattordici cda, rientra in questa media?”.