GENOVA – “Sono come Ipazia”, “non ci saranno più sindaci donna in città importanti”, questa è tutta colpa “dei gruppi di potere” interni al Pd. Marta Vincenzi ha perso le primarie del Pd e non sarà il candidato sindaco di Genova per il centrosinistra. Nella mattina successiva alla sua sconfitta, il sindaco si è lasciato andare e si è sfogato su Twitter.
Lo sfogo è consistito in circa mezz’ora di messaggi su Twitter per raccontare la delusione e la rabbia di avere perso contro Marco Doria. Marta Vincenzi non è stata tenera con nessuno ed è arrivata a paragonarsi a Ipazia, la filosofa di Alessandria d’Egitto assassinata da fanatici cristiani. “Ora bisogna ricominciare”, ha esordito il sindaco, “il rischio di una città che muore e non vuole riconoscerlo è lì. Nel voto a Doria come voto anticasta del tutti uguali. Viva i predicatori“. Il sindaco di Genova ha attaccato prima di tutti i maggiorenti del partito democratico, e “l’agitarsi dei gruppi di potere dentro e a fianco del Pd”. Tra parentesi, dopo il risultato delle primarie si dimetterà il segretario provinciale del partito, Victor Rasetto. Stessa sorte per il segretario regionale, Lorenzo Basso.
“Dovevo dargli una mazzata subito invece di aspettare che si rassegnassero”, ha sottolineato, “il mio errore è stato questo ho persino cercato di nobilitare la guerra che mi hanno fatto dipingendo le primarie come utili. Ho provato a tenere insieme una maggioranza impossibile. Speravo che il Pd mi digerisse elaborando il lutto del 2007. Non è successo”.
Poi Vincenzi se l’è presa con “l’intellighenzia” che ha sostenuto Doria. “La cultura, mi raccomando! I nostri intellettuali, i loro giovani studenti, le firme dei giornalisti, la buona borghesia!”.
Infine il parallelo con Ipazia e l’attacco a don Andrea Gallo, grande sponsor di Doria. “Comunque a Ipazia è andata peggio. Oggi le donne riescono a non farsi uccidere quando perdono”, ha scritto, “da maggio non ci sarà più un sindaco donna in nessuna grande città italiana nè di destra nè di sinistra”. A proposito, ha poi chiesto polemicamente, “chissà dove sarebbe stato don Gallo ai tempi di Ipazia?”.
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