ROMA – Matteo Renzi lancia tre siluri: legge elettorale, Costituzione, diritti civili. Non perde tempo e a chi gli consigliava di aspettare almeno il ponte della Befana ha risposto che è una vita che la classe politica sta facendo il ponte. Quindi, 2 gennaio, primo giorno lavorativo del 2014, pronti via, Matteo Renzi ha scritto una lettera ai vari leader dei partiti per costringerli a prendere una posizione definitiva sulla riforma della legge elettorale, fuori dalle meline e dagli stop & go per lasciare intatto lo status quo.
Senza il Pd, è questo lo spirito dell’iniziativa, non si cambia, ma da solo non ce la può fare: per questo il partito rinuncia a presentare una proposta univoca ma ne seleziona tre da sottoporre in Parlamento, ancorate a un chiaro disegno maggioritario: i partiti dovranno uscire allo scoperto, gli alibi sono finiti e decidere tra modello di legge elettorale alla spagnola, Mattarellum rivisitato, doppio turno di coalizione dei sindaci.
Ma il messaggio di Renzi, tramite e-news (leggi qui il testo completo) sul suo sito, non si limita alla legge elettorale: riforma del Titolo V della Costituzione per restituire allo Stato competenze oggi regionali come l’energia, trasformazione del Senato in una Camera delle autonomie con l’obiettivo di risparmiare un miliardi tondo di soldi alla politica, aggiornamento della normativa in tema di adozioni, superamento della Bossi-Fini, estensione delle unioni civili, leggi matrimonio gay. Tanta carne al fuoco che interpella il partito stesso e il Governo presieduto da un Democratico.
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