Monti e il Quirinale per votare Schifani. Gasparri: “Richieste oscene”

ROMA – Alla fine Scelta Civica ha scelto di non scegliere. Tra Pietro Grasso e Renato Schifani Mario Monti e i suoi hanno scelto “scheda bianca”. Ma Monti, racconta il Corriere della Sera, è comunque infastidito. Se non altro perché al ruolo di non influenza politica cui lo hanno consegnato i numeri delle elezioni del 24 e 25 febbraio non si rassegna.

Sta di fatto che fino all’ultimo momento il Professore ha trattato, negoziato, cercato di spostare i suoi voti. In cambio di qualcosa? Secondo Maurizio Gasparri in cambio di molto. “Hanno fatto richieste oscene” il suo giudizio lapidario. Quali?

Racconta il Corriere che Monti sarebbe stato pronto a convergere sul voto a Schifani in cambio del posto più importante della Repubblica, quello che fino a maggio sarà occupato da Giorgio Napolitano.  Una vera ossessione, quella per il Quirinale, che Monti continua a coltivare pensando di poter completare una parabola di trasformismo politico quasi senza precedenti: tecnico super partes prima, politico di parte poi, uomo delle istituzioni di nuovo super partes alla fine. 

Invece è finito con i montiani che hanno platealmente votato scheda bianca. Perché platealmente? Perché così Marco Galluzzo racconta la sua procedura di voto:

 Una scheda «veloce», con i senatori montiani che passano dentro la cabina del voto in modo così rapido da dimostrare di non aver espresso alcuna preferenza: un ritmo che gli varrà l’accusa del Pdl di aver violato la segretezza della votazione. Per tutta la giornata si vagheggiano incontri riservati dello stesso Monti: «Lo ha cercato Berlusconi», dice Mario Mauro. Sarà vero? «Ha cercato lui Bersani, senza trovarlo», dicono alcuni nel Pd, del Professore. Sarà vero? Alla fine, almeno ufficialmente, Monti non parla con nessuno dei due leader, presiede una riunione a tratti turbolenta, contribuisce alla decisione del suo gruppo: scheda bianca.

A fine giornata Monti è amareggiato. Scrive ancora il Corriere:

«Sono state fatte scelte di parte e non nell’interesse del Paese», riassume con i suoi, Monti, a fine giornata, convinto come Berlusconi che il Pd abbia messo con le sue scelte una pesante ipoteca sulla durata della legislatura. Ma anche le ultime mosse del Professore sono oggetto di critiche, persino nel suo stesso schieramento.

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