ROMA – L’assistenza sanitaria integrativa per i deputati vale anche per i loro compagni, da martedì, che siano eterosessuali o omosessuali. L’ufficio di presidenza della Camera ha dato voto positivo, che molti giornali definiscono “storico”, alla proposta di Ivan Scalfarotto del Pd. Ovvero estendere l’assistenza sanitaria integrativa dei deputati, che dal 2001 è estesa anche al convivente e non solo al coniuge, ai compagni omosessuali degli onorevoli. Esattamente come funziona per i dipendenti di Montecitorio o per altre casse autonome, come ad esempio quella dei giornalisti.
Ci aveva provato la scorsa legislatura l’onorevole Anna Paola Concia, ci è riuscito martedì Ivan Scalfarotto con i voti di Pd, Sel e Pdl. Di “storico” in effetti c’è il voto del Popolo della Libertà, da sempre piuttosto restio quando si tratta di diritti dei gay. Ma questo voto ha davvero poco di storico, anzitutto perché i deputati si sono semplicemente adeguati a quello che già molte casse autonome riconoscono (è un’assistenza integrativa, appunto, che gli onorevoli pagano di tasca propria). Secondo poi perché i deputati si sono mossi, e con celerità, quando in ballo c’erano i loro stessi diritti. Il voto dell’Ufficio di presidenza vale per Federico, il compagno di Ivan Scalfarotto. O per altri, selezionatissimi e fortunati nomi, ovvero i compagni e conviventi degli onorevoli deputati.
Non è un “riconoscimento” ai gay, perché i gay fuori dal Parlamento non si sono visti aumentare o diminuire i diritti con questo voto. Semmai la scelta degli onorevoli conferma un andamento a due velocità della microsocietà che abita le aule parlamentari: più flessibile, rapida nelle decisioni, più aperta mentalmente quando si tratta dei propri privilegi.
Molto più lenta e contorta quando quegli stessi princìpi devono essere votati per la società tutta, quando si tratta cioè di trasformare il privilegio di alcuni in diritto di tutti.
In questo senso si spiega anche l’astensione del Movimento 5 Stelle. Roberta Lombardi: “Ci siamo astenuti non perché vogliamo discriminare i gay ma perché portiamo avanti un discorso di equità: così sarebbe stato solo un privilegio autorizzato nel Palazzo. Figuriamoci! Noi del M5S siamo quelli che hanno già presentato in Senato una proposta di legge sui matrimoni gay”.
Luigi Di Maio, anche lui del M5S, vicepresidente della Camera: “Il Movimento 5 Stelle si è astenuto sulla estensione dell’assistenza sanitaria integrativa ai conviventi dello stesso sesso perché si tratta di un privilegio” per i deputati, ”che contrasta con quello che avviene fuori” per i cittadini comuni. Dunque, prosegue, l’estensione alle coppie omosessuali è un ulteriore ”segnale malsano al Paese, che equivale a dire: qui dentro facciamo quello che ci pare”. ”Il Pdl ha votato a favore – prosegue il deputato M5S – Ma sono gli stessi che poi fuori manifestano in difesa della famiglia”.
Ecco invece come il deputato Gregorio Fontana spiega il voto favorevole del suo partito, il Pdl: ”Non s’è fatto che estendere ai parlamentari – spiega – la disciplina già prevista per i dipendenti della Camera dei deputati fin dal 2001, in base alla quale il beneficio può essere esteso ”ad altra persona convivente con il dipendente da almeno tre anni”. Ci siamo mossi, cioè, nel senso di riconoscere un rapporto di tipo solidaristico ed affettivo, indipendentemente dal fatto che si tratti di persone dello stesso sesso o di sesso diverso. Va aggiunto, inoltre, che abbiamo regolamentato la gestione di un fondo assicurativo integrativo che i parlamentari e i dipendenti sostengono autonomamente con contributi mensili. La decisione di oggi, pertanto, non ha alcun valore normativo di carattere generale né costituisce un precedente rispetto alla discussione in corso sulle forme di riconoscimento e tutela delle varie forme di convivenza. Il dibattito sul punto si svilupperà, come è ovvio, nelle sedi opportune, e cioè nelle Commissioni e in Aula”.
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